Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo Il favoloso mondo di Jean-Pierre Jeunet

Cinema Massimo – Dal 19 al 22 dicembre 2010

Il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio all’opera di Jean-Pierre Jeunet con una retrospettiva completa a cura di Stefano Boni e Massimo Quaglia dal titolo Il favoloso mondo di Jean-Pierre Jeunet. La retrospettiva è un progetto di Sottodiciotto Filmfestival e del Museo Nazionale del Cinema organizzato in collaborazione con la Délégation Culturelle de Turin – Ambassade de France en Italie. 

“Affronto l’amore sempre in forma più poetica che realista, perché filmare le cose come le vedi per strada non mi interessa. Perciò «preverdizzo», vado cioè verso Jacques Prévert, che raccontava l’amore in modo meraviglioso con poesie cortissime. In quattro o cinque righe descriveva una vicenda sentimentale. Ancora oggi mi sconvolge. Quello che cerco di fare è trovare un corrispondente cinematografico, un equivalente della sua maniera estremamente poetica di parlare dell’amore e delle emozioni”. Dall’intervista a Jean-Pierre Jeunet contenuta nel volume pubblicato da Sottodiciotto Filmfestival per Cineforum in occasione della retrospettiva.

I film di Jean-Pierre Jeunet sono stati presentati durante Sottodiciotto Filmfestival e saranno replicati nell’ambito della programmazione della Sala Tre del Cinema Massimo, da domenica 19 a mercoledì 22 dicembre 2010 compreso. Tutti i film saranno presentati in versione originale con sottotitoli italiani, utilizzando copie provenienti dall’archivio personale del regista. Ingresso 5,50/4,00/3,00 euro.

 

Il favoloso mondo di Jean-Pierre Jeunet

 

“In tutti i miei film sono presenti dei corridoi e dei lunghi passaggi oscuri. Ci sono in La città perduta, in Le Bunker, in L’esplosivo piano di Bazil. È molto divertente, ma non saprei spiegarne la ragione. Capita ogni volta per caso. Non molto tempo fa mi sono accorto che anche il tema di tutti i miei film era sempre lo stesso, perché si tratta della favola di Pollicino. È la vicenda di un bambino che i genitori abbandonano nel bosco e che grazie alla sua immaginazione salva sé stesso e i suoi fratelli gettando a terra dei sassolini, in modo da poter ritrovare la strada verso casa. E in effetti è la storia di tutti i miei film: quella di un bambino che lotta contro gli orchi e che se la cava grazie alla sua fantasia. Costituisce perfino il tema di quelle opere che non ho scritto io, come Alien. E direi anche di Life of Pi, che ero sul punto di realizzare e su cui ho passato due anni.

Spesso Orson Welles paragonava il cinema a un trenino elettrico; beh, io lo associo invece a un meccano, a una scatola di giochi in cui ci sono i costumi, le scenografie, i dialoghi, il suono, la musica, il montaggio, tutte queste cose. L’idea è quella di riuscire a costruire il più bel film possibile usando tutto quello che c’è nella scatola. Il cinema della realtà non mi attira. Come spettatore posso amare dei film molto realistici, collocati nel presente, nella vita reale, con ambienti e persone normali, ma come regista mi annoierebbe. Ho bisogno di andare verso un cinema più grafico, più vicino all’immaginazione. Forse Amélie si avvicina a una realtà determinata, perché fa la cameriera in un caffè di Montmartre, in un’epoca contemporanea, ma non ho potuto fare a meno di rendere il risultato più grafico, di introdurre una distanza, poetica o estetica che dir si voglia. Ecco perché i miei personaggi sono marginali. Il favoloso mondo di Amélie è molto particolare perché è il risultato di venticinque anni di appunti. Annotavo aneddoti, desideri, emozioni… e perfino tutta una serie di dettagli formali, come la voce fuori campo o l’alternanza di sguardi della cinepresa.

La regia è costituita al 90% dalla scelta degli attori. Vale a dire che se fai un buon casting, se non ti sbagli nel selezionare gli interpreti, hai assolto al 90% del tuo compito. Dopodiché, l’attore è responsabile del suo personaggio. Se l’hai scelto bene, sarà perfetto. Non resta che aiutarlo. A volte può essere stanco o dimenticare qualcosa, o devi spingerlo in una determinata direzione. Ma è normale, c’è comunque del lavoro da fare. Lavorare insieme diventa poi un piacere, ma è la scelta che è essenziale. È per questa ragione che sottopongo sistematicamente a provini tutti gli attori.

Affronto l’amore sempre in forma più poetica che realista, perché filmare le cose come le vedi per strada non mi interessa. Perciò «preverdizzo», vado cioè verso Jacques Prévert, che raccontava l’amore in modo meraviglioso con poesie cortissime. In quattro o cinque righe descriveva una vicenda sentimentale. Ancora oggi mi sconvolge. Quello che cerco di fare è trovare un corrispondente cinematografico, un equivalente della sua maniera estremamente poetica di parlare dell’amore e delle emozioni. E, nello stesso tempo, è molto pratico, perché mi evita di venire censurato negli Stati Uniti dove, appena l’amore è troppo fisico, tagliano la scena. Per esempio, in Una lunga domenica di passioni c’è una sequenza in cui i personaggi si baciano e fanno l’amore. È molto pudica, con una storia di fiammiferi in mezzo all’oscurità. È la tipica illustrazione di una poesia di Jacques Prévert, e non l’ho fatto di proposito. È stato Prévert a suggerirla al mio inconscio. L’avevo girata così, perché sapevo che se avessi mostrato l’amore in modo più esplicito, sarebbe stata censurata. Ciononostante, gli americani hanno voluto eliminare le scene in cui Amélie immagina tutti gli orgasmi che ci sono in quel momento a Parigi. Meno di così non potevo fare”.

(Dichiarazioni tratte dall’intervista a Jean-Pierre Jeunet contenuta nel volume pubblicato da Sottodiciotto Filmfestival per Cineforum in occasione della retrospettiva).

 

PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI

 

DOM 19, h. 16.00, MER 22, h. 18.30

Jean-Pierre Jeunet/Marc Caro

Delicatessen

Francia 1991, 99', col., v.o. sott.it.

In un fatiscente edificio abitato da stravaganti condomini - i fratelli Robert e Roger Kube dediti a fabbricare curiosi souvenir, l'isterica Aurore, la sensuale Plusse, la famiglia Tapioca, lo stralunato Potin che alleva rane e lumache - vive la giovane violoncellista Julie con suo padre, il macellaio Clapet, un folle individuo che accumula mais e lenticchie avuti dai suoi clienti in cambio di carne umana. Vittima predestinata del macellaio è il candido Louison, un clown disoccupato che ha ottenuto vitto e alloggio in cambio di lavori di pulizia e manutenzione. Julie, innamoratasi di Louison, per salvarlo dal suo triste destino trova aiuto in misteriosi trogloditi vegetariani che vivono nel sottosuolo metropolitano...

Sc.: J-P. Jeunet, M. Caro, Gilles Adrien; Fot.: Darius Khondji; Int.: Dominique Pinon, Marie-Laure Dougnac, Jean-Claude Dreyfus.

Il film sarà preceduto dai cortometraggi di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro L’évasion (1978, 7’) e Le manège (1980, 6’)

 

DOM 19, h. 18.00, MER 22, h. 16.00

Jean-Pierre Jeunet/Marc Caro

La città perduta

La cité des enfants perdus

Francia/Germania/Spagna 1995, 112', col., v.o. sott.it.

Nella parte più vecchia e fatiscente del porto di una città imprecisata, ogni giorno vengono rapiti deii bambini. Il mandante è Krank, uno scienziato che non sa più sognare e che vuole prelevare i sogni dal cervello dei piccoli. Per farlo, si serve dei Ciclopi, criminali che hanno perso la vista e che paga con occhi artificiali. Quando scompare anche Denrée, il fratello del gigante One, quest'ultimo decide di fare di tutto per ritrovarlo e far cessare i rapimenti. Insieme alla piccola Miette, seguirà le sue tracce verso la città dei bambini perduti...

Sc.: J-P. Jeunet, M. Caro, Gilles Adrien; Fot.: Darius Khondji; Int.: Ron Perlman, Dominique Pinon, Daniel Emilfork.

Il film sarà seguito dal cortometraggio di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro Le bunker de la dernière rafale (1981, 26’)

 

DOM 19, h. 20.45, MAR 21, h. 16.00

Jean-Pierre Jeunet

Il favoloso mondo di Amélie

Le fabuleux destin d’Amélie Poulain

Francia/Germania 2001, 122', col., v.o. sott.it.

La ventiduenne Amélie, cameriera a Montmartre, è una ragazza ingenua e innocente che vive una vita solitaria. Sua madre, infatti, è morta davanti a Notre-Dame mentre suo padre, colpito dallo choc, dedica tutte le sue attenzioni a un nano da giardino. Con un innato senso della giustizia dentro, la giovane decide che è venuto il momento di fare qualcosa per gli altri. Per questo sceglie di aiutare tutte le persone che incontra sulla sua strada. Un giorno, però, si imbatte in Nino, un ragazzo che desta immediatamente la sua curiosità…

Sc.: J-P. Jeunet, Guillaume Laurant; Fot.: Bruno Delbonnel; Int.: Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon.

Il film sarà preceduto dal cortometraggio di Jean-Pierre Jeunet Foutaises (1989, 8’)

 

LUN 20, h. 16.00, MAR 21, h. 20.45

Jean-Pierre Jeunet

Una lunga domenica di passioni

Un long dimanche de fiançailles

Francia/Usa 2004, 133', col., v.o. sott.it.

Francia, 1919. Mathilde, una ragazza di 19 anni rimasta claudicante in seguito alla poliomielite, ha perso in guerra il suo fidanzato Manech, partito due anni prima per il fronte e destinato ad andare a combattere sulla Somma. La ragazza è convinta che lui sia ancora vivo nonostante le informazioni avute da un sergente che ha conosciuto Manech, che le confida di aver assistito alla fucilazione del soldato e di altri quattro commilitoni presso Bingo Crepuscolo. I cinque infatti erano stati condannati a morte dalla corte marziale per essersi automutilati allo scopo di lasciare il fronte. Tra incertezze e false speranze Mathilde inizia una disperata ricerca per scoprire le sorti di Manech e dei suoi sfortunati compagni...

Sc.: J-P. Jeunet, Guillaume Laurant, dal romanzo di Sébastien Japrisot; Fot.: Bruno Delbonnel; Int.: Audrey Tautou, Gaspard Ulliel, Dominique Pinon.

 

 

LUN 20 e MAR 21, h. 18.30

Jean-Pierre Jeunet

Alien. La clonazione

Alien Resurrection

Usa 1997, 109', col., v.o. sott.it.

Duecento anni dopo la morte di Ellen Ripley, grazie a un'alleanza fra una banda di contrabbandieri ribelli e un'equipe di scienziati, viene prodotto in laboratorio un alieno molto pericoloso. Per salvare la Terra c'è un unico mezzo: clonare Ellen, combinando il suo sangue con un altro DNA, e riportarla così in vita. Ellen/Clone 9 dovrà vedersela contro gli alieni, ma non potrà sfuggire al suo terribile destino: ha però dentro di sé una creatura in grado di moltiplicarsi. Sarà l'incontro con Annalee Call, una donna-robot assoldata da un esercito di mercenari, a illuminare Ellen e a far sì che faccia la scelta più giusta...

Sc.: Joss Whedon; Fot.: Darius Khondji; Int.: Sigourney Weaver, Winona Ryder, Dominique Pinon.

Il film sarà preceduto dal cortometraggio di Jean-Pierre Jeunet Pas de repos pour Billy Brakko (1983, 5’)