NON FICTION: Cadenas di Francesca Balbo, presente in sala.

Cinema Massimo, 13 giugno, ore 20.30/22.30, Sala Tre

Per NON FICTION, il Museo Nazionale del Cinema presenta, mercoledì 13 giugno, alle ore 20.30 e 22.30, nella Sala Tre del Cinema Massimo, il documentario Cadenas di Francesca Balbo, che - al termine della proiezione delle ore 20.30 - dialogherà con il pubblico presente in sala. Ingresso euro 6.00/4.00/3.00.

 

Selezionato in concorso all’ultimo Festival Visions du Réel di Nyon (Svizzera), Cadenas racconta la storia delle “guarda-barriera” cioè delle donne che, nell'entroterra sardo, controllano gli incroci dove i binari si intersecano con le strade di campagna e che delimitano il traffico automobilistico al passaggio del treno. Sono donne che lottano per i loro diritti di lavoratrici e per una migliore qualità della vita, mentre vivono immerse nell’attesa, circondate da una natura immobile, dove ogni elemento del progresso rappresenta una minaccia. Francesca Balbo intervista queste donne e ne segue la vita routinaria realizzando un documentario delicato e intimo: nell'epoca della sovrabbondanza tecnologica e della velocità, la realtà documentata dalla regista sembra più vicina a un film di Rossellini che all'immediata contemporaneità.

“Raccontare le guarda-barriera della Sardegna significa raccontare una normalità complicata in cui la giornata si compone come un puzzle, cercando ogni giorno di mettere insieme i pezzi giusti. La loro forza e’ pari soltanto alla loro tenerezza” (Francesca Balbo).

 

Francesca Balbo

Cadenas

(Italia 2012, 60’, col.)

In quella parte di Sardegna che si snoda tra la Trexenta, il Campidano e il Gennargentu corre un treno senza tempo, il cui passaggio è salutato da piccoli puntini gialli che agitano una paletta verde e rossa, le guarda-barriera. Un lavoro che si eredita in linea femminile da generazioni. Bloccano il traffico al passare del treno, poche centinaia di chilometri di rotaie secondarie che incrociano strade secondarie percorse da macchine, trattori, pecore e apecar. Ad ogni incrocio presidiato da una signora in giubbottino fluorescente il macchinista tira una corda e alza il braccio per salutare. Il treno supera con un fischio la guarda-barriera e corre via nella polvere, scomparendo dietro una curva: uomini, macchine e animali sono finalmente liberi dalla catena che chiude l’accesso ai binari.