Al via "Il suo nome è Lattuada". La retrospettiva della 74esima edizione del Locarno Film Festival
Dal 3 al 13 settembre 2021 - Cinema Massimo, Sala Tre
Il Museo Nazionale del Cinema propone dal 3 al 13 settembre 2021 nella Sala Tre del Cinema Massimo Il suo nome è Lattuada, una selezione tratta dalla retrospettiva presentata alla 74esima edizione del Locarno Film Festival, curata da Roberto Turigliatto e dedicata ad Alberto Lattuada.
Regista, sceneggiatore, produttore italiano, Lattuada ha attraversato oltre 40 anni di storia del cinema italiano, dall’esordio con Giacomo l’idealista (1943) fino a Una spina nel cuore (1986). Nel dopoguerra si avvicinò al neorealismo, conservando le radici colte e raffinate della sua formazione, con Il bandito (1946), interpretato da Carla Del Poggio, che diventerà sua moglie. Lattuada scoprì inoltre molte giovani attrici, tra cui Catherine Spaak (Dolci inganni, 1960) e Nastassja Kinski (Così come sei, 1978). Celebri furono le sue collaborazioni con Ugo Tognazzi (Venga a prendere il caffè… da noi, 1970), Renato Pozzetto (Oh, Serafina!, 1976) e Virna Lisi (La cicala, 1980).
Dopo le retrospettive dedicate in passato alla Lux e alla Titanus, il Locarno Film Festival esplora la storia del cinema italiano attraverso un regista che proprio in quelle due case di produzione ha lavorato nella prima parte della sua carriera. L’evento locarnese è stato al centro di un grande tour internazionale che in Italia ha come partner il Museo Nazionale del Cinema e la Cineteca Italiana. La selezione torinese è resa possibile dal contributo della Cineteca Nazionale e della Cineteca di Bologna, che per l’occasione ha restaurato quattro film in 4K.
La rassegna inaugura il 3 settembre alle ore 16.00 con la proiezione de Il mulino del Po, un capolavoro riscoperto di recente.
Ingresso intero: euro 6.00; ridotto: Aiace, Arci, militari, under18 euro 4.00
Ridotto studenti universitari e Over 60 euro 3.00 (spettacoli pomeridiani), euro 4.00 (spettacoli serali)
Programma
Il mulino del Po
(Italia 1949, 107’, 35mm, b/n)
Gli scontri tra contadini e proprietari intorno al 1890 nel Ferrarese. «Era una realtà contadina mai affrontata dal cinema. Volevo anche rendere l’odore della campagna, le sensazioni che ho vissuto nell’infanzia». (A. Lattuada)
Ven 3 e Sab 11, h. 16.00
Il cappotto
(Italia 1952, 107’, 35mm, b/n)
«Non è un film realistico, è una favola. Nel racconto mi ha attirato, oltre la fantasia e la malinconia, lo slancio verso gli umiliati e gli offesi. Un’altra caratteristica maggiore, profetica, sta nella rappresentazione veramente straordinaria dei mali della burocrazia». (A. Lattuada)
Ven 3, h. 18.30 e Lun 13, h. 16.00
Guendalina
(Italia 1957, 103’, DCP, b/n)
Un’adolescente in vacanza vive il primo amore mentre i genitori meditano il divorzio. «È il primo film di una trilogia (con Dolci inganni e Così come sei). Una ragazza sola dentro la sua famiglia, nel momento in cui della famiglia avrebbe più bisogno» (A. Lattuada). Restaurato in 4K dalla Cineteca di Bologna.
Ven 3, h. 21.00 e Ven 10, h. 16.00
Senza pietà
(Italia 1948, 95’, 35mm, b/n)
Nella pineta di Tombolo una ragazza fuggita di casa e un disertore afroamericano della Military Police tentano di sfuggire un destino senza scampo. «Era un film molto avanti col tempo, quella mano bianca e quella mano nera, che si univano nella morte, davano molto fastidio». (A. Lattuada)
Sab 4, h. 16.00 e Mar 7, h. 18.30
Dolci inganni
(Italia/Francia 1960, 95’, DCP, b/n)
«La censura fece un massacro perché la ragazza non si pentiva di aver perso la verginità e per il fatto che, guardandosi allo specchio, si trovasse innocente» (A. Lattuada). «È il nostro film Nouvelle Vague» (Adriano Aprà). Restaurato in 4K dalla Cineteca di Bologna.
Sab 4, h. 18.30 e Mar 7, h. 16.00
L’amica
(Italia 1969, 105’, DCP, col.)
La moglie di un “art designer” di grido sospetta i tradimenti del marito e della sua migliore amica e compie una doppia vendetta. Radiografia fredda della nuova borghesia milanese dalla sofisticatissima tessitura formale, «densa di rimandi Pop e Op e alla cultura visuale del periodo» (P. De Sanctis). Restaurato in 2K dalla Cineteca Italiana.
Dom 5, h. 18.30 e Mer 8, h. 21.00
Alberto Lattuada/Federico Fellini
Luci del varietà
(Italia 1950, 100’, DCP, b/n)
Le peripezie di una compagnia di guitti del varietà in tournée in scalcagnati teatri di provincia. «Sentivo che Fellini era un creativo, era cinema, era esplosivo di idee. La regia vera e propria è tutta mia. Fellini ci ha inserito i suoi ricordi di quando seguiva i piccoli varietà» (A. Lattuada). Restaurato in 4K dalla Cineteca di Bologna con il contributo del Museo Nazionale del Cinema.
Dom 5, h. 21.00 e Mer 8, h. 18.30
Il bandito
(Italia 1946, 87’, 35mm, b/n)
«Il film è nato per le strade di una Torino in macerie. Il reduce trova la società capovolta, le ingiustizie legalizzate (la borsa nera, la malavita, la prostituzione) e davanti a questo shock cede al desiderio di farsi giustizia da sé» (A. Lattuada). Tra neorealismo e noir americano.
Lun 6, h. 16.00 e Dom 12, h. 21.00
Venga a prendere il caffè… da noi
(Italia 1970, 95’, DCP, col.)
Un ragioniere di Luino mette gli occhi su tre zitelle dalla ricca dote, insediandosi nella loro casa e nei loro letti. «È uno dei miei film migliori, Paronzini è un mostro di volgarità, Tognazzi ha raggiunto il vertice della sua arte di attore». (A. Lattuada). Restaurato dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Minerva Pictures.
Lun 6 e Lun 13, h. 18.30
La spiaggia
(Italia/Francia 1954, 100’, DCP, col.)
Una prostituta, in vacanza con la figlia in un hotel della Riviera, diventa il bersaglio dei borghesi “per bene” che la circondano. «Avevo sovvertito i termini, i canoni di una certa morale». (A. Lattuada) «Era una metafora dell’Italia di allora, alle soglie del boom economico» (Rodolfo Sonego). Restaurato in 4K dalla Cineteca di Bologna.
Lun 6, h. 21.00 e Ven 10, h. 18.30