Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo, UNA TESTA DURA. Omaggio a Daniele Segre per i trent’anni de I Cammelli

Cinema Massimo – 6 / 7 giugno 2011

Il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio al cinema di Daniele Segre – fotografo e regista di origini torinesi – in occasione dei trent’anni dalla nascita della sua casa di produzione “I Cammelli”, con una due giorni dal titolo UNA TESTA DURA. Omaggio a Daniele Segre per i trent’anni de “I Cammelli”.

Per l’occasione, lunedì 6 giugno saranno presentato al pubblico, a partire dalle ore 20.30, gli ultimi due lavori del regista, Je m'appelle Morando - Alfabeto Morandini e Lisetta Carmi, un'anima in cammino, entrambi del 2010. Martedì 7 giugno 2011 a partire dalle ore 16.30, si potrà assistere alle proiezioni di alcuni dei lavori più significativi del regista, da lui stesso selezionati per l’occasione. In calce calendario delle proiezioni.

La retrospettiva sarà inaugurata lunedì 6 giugno 2011, alle ore 20.30, presso la Sala Tre del Cinema Massimo, con la proiezione del film Je m'appelle Morando - Alfabeto Morandini, pellicola che ritrae il gioco intellettuale tra il critico e il regista stesso, lo scambio di battute e opinioni tra due uomini che hanno fatto del cinema la loro vita. A seguire incontro con Morando Morandini e Daniele Segre. Ingresso 5,50/4,00/3,00 euro.

"Per me l'amicizia è un sentimento quasi più importante dell'amore"- afferma Morandini- "è qualcosa che presuppone la stima; non sono mai stato amico di qualcuno che non stimo... se poi alla stima si aggiunge l'ammirazione, diventa un sentimento completo. Ed è il caso di Daniele Segre".

Nell’ambito della retrospettiva si inserisce l’omaggio che l’Associazione Museo Nazionale del Cinema fa a Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo, con la proiezione del film Occhi che videro di Daniele Segre (50’, 1989), prevista per il 6 giugno 2011, sempre al Cinema Massimo, alle ore 18.30. Infatti pochi sanno che l’intuizione di un museo dedicato al cinema venne alla Prolo proprio il 6 giugno 1941, quando annotò sulla sua piccola agenda “pensato il museo”. Il film è un lungo e intenso dialogo con Maria Adriana Prolo che ripercorre la sua storia e quella del Museo, dalle origini a Palazzo Chiablese fino all’approdo presso la Mole Antonelliana

Je m'appelle Morando - Alfabeto Morandini

(Italia 2010, 53’, col.)

“Innanzitutto Morando Morandini è mio amico, uno dei pochi. Ci siamo conosciuti, apprezzati e stimati quando abbiamo co-diretto insieme ad Antonio Costa il festival del cinema indipendente di Bellaria (2002/2005): un'esperienza atipica e straordinaria che ci ha fatto vivere grandi momenti di incontro e riflessione sul cinema, sulla vita e sull'amicizia. Fare qualcosa con e su di lui lo consideravo necessario per le nostre vite che, grazie al cinema degli altri ma anche al mio, si sono incontrate” (D. Segre).

 

Una testa dura. Omaggio a Daniele Segre per i trent’anni de I Cammelli

di Tullio Masoni

 

Un profilo di Daniele Segre? E come… La difficoltà non viene dallo spazio disponibile ma dalla coerenza di un lavoro che ormai fa storia (anche estetica, di linguaggio) distinguendosi per varietà. Una sorta di “insoddisfazione creatrice”, oserei dire, a cui il cineasta affida le sorti del suo curioso e sofferto approccio col mondo.

Il primo film che ho visto, nel 1983 a Venezia, è Testadura, un titolo che trovo illuminante: «Eh sì – ammise una volta scherzando ma non troppo (Daniele può irrigidirsi nel bel mezzo di una risata) – io ho la testa dura».

Guai a fare distinzioni quando si parla della sua opera: documentario, fiction…«Mi viene l’orticaria – sbotta – i miei sono film e basta, cinema con la realtà». Una definizione giusta, che si stacca dall’illusione di “riprodurre” il reale o di interpretarlo più di quanto il mezzo riesca. Con la realtà nel senso di affiancare, comprendere in corso d’opera e, nel medesimo tempo, intervenire allo scoperto.

Segre è autore dell’oggi, dunque della crisi e della ricerca, e maestro; l’esperimento – talvolta l’azzardo di metodo – è per lui necessario, naturale; la didattica una forma del conflitto critico che impone a se stesso e agli allievi, siano essi del Centro Sperimentale o collaboratori d’occasione. Ed è instancabile, ostinato nel creare quanto nel promuovere i suoi film: indipendente di nome, di fatto e, si può dire senza riserve, nello spirito della giornata.

Instancabile al punto di richiamare un’affinità illustre. Conversando con un critico, parecchi anni fa, Alain Resnais usava l’abituale, elegante ironia, per attribuire all’amico e collaboratore Chris Marker il dono dell’ubiquità: opera in posti diversi nello stesso momento ma non lo si incontra quasi mai. Con Segre succede un po’ la stessa cosa: non sappiamo precisamente come sia impegnato e dove – se presso un centro di recupero, un circolo, una miniera, una fabbrica, un personaggio, un gruppo o una scuola – ma sappiamo con certezza che lavora, che si danna l’anima, e presto ce ne darà conto.

 

PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI

 

LUN 6, h. 18.30

Occhi che videro

(Italia, 1989, 16mm B/N, Col., 50')

Film dedicato alla figura di Maria Adriana Prolo (1908 – 1989), fondatrice e direttrice del Museo Nazionale del Cinema di Torino, poco prima della sua scomparsa. Composto da racconti in prima persona della Prolo e da materiale di repertorio, il documentario narra la storia del Museo, sorto grazie alla straordinaria e coraggiosa passione di una donna che si è trovata, negli anni, a dover superare grandi difficoltà e scetticismi. Come scrive lo stesso Segre: “Occhi che videro è un atto d'amore nei confronti del cinema e il documento di un'esperienza esistenziale esemplare; non solo, è anche la ricerca di un equilibrio possibile fra verità profonda delle cose e il punto di vista profondamente soggettivo generato dal coinvolgimento personale”.

 

Questa proiezione è realizzata nell’ambito della serata 70 anni dopo - Omaggio a Maria Adriana Prolo organizzata dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema, dedicata alla fondatrice del Museo. A precedere la proiezione, un breve incontro con il regista Daniele Segre, il presidente dell’Associazione Vittorio Sclaverani, Giovanni Zanetti, membro del Comitato Scientifico dell’Associazione e i consiglieri Caterina Taricano e Matteo Pollone.

 

LUN 6, h. 20.30

Je m'appelle Morando - Alfabeto Morandini

(Italia 2010, 53’, col.)

“Innanzitutto Morando Morandini è mio amico, uno dei pochi. Ci siamo conosciuti, apprezzati e stimati quando abbiamo co-diretto insieme ad Antonio Costa il festival del cinema indipendente di Bellaria (2002/2005): un'esperienza atipica e straordinaria che ci ha fatto vivere grandi momenti di incontro e riflessione sul cinema, sulla vita e sull'amicizia. Fare qualcosa con e su di lui lo consideravo necessario per le nostre vite che, grazie al cinema degli altri ma anche al mio, si sono incontrate” (D. Segre).

Al termine incontro con Morando Morandini e Daniele Segre

 

LUN 6, h. 22.30

Lisetta Carmi, un'anima in cammino

(Italia 2010, 54’, col.)

“L'incontro con Lisetta è stato un incontro importante della mia vita, non la conoscevo personalmente, avevo apprezzato molto il suo lavoro di fotografa e in particolare le fotografie dei travestiti e quelle di Ezra Pound. Il 17 gennaio 2009 l'ho incontrata a Ravenna in occasione dell'inaugurazione di una sua mostra fotografica e così è nato il desiderio di fare un lavoro sulla sua opera e la sua persona” (D. Segre).

 

MAR 7, h. 16.30

Il Potere dev'essere bianconero

(Italia 1978, 13’, col.)

Prima vera inchiesta condotta sul mondo ultras italiano, inizio di un lavoro di ricerca che porterà Segre a realizzare il film inchiesta Ragazzi di Stadio (1980 - RAI 2), il libro omonimo edito dalla casa editrice Mazzotta e la relativa mostra fotografica.

 

MAR 7, h. 16.45

Manila Paloma Blanca

(Italia 1992, 90’, col.)

Carlo Carbone, una quarantina d'anni, ex attore, più volte ricoverato in reparti psichiatrici, vive una vita di espedienti tra mense e dormitori pubblici. Un giorno conosce Sara e tra di loro nasce una strana relazione. Per il resto la vita di Carlo è quella di sempre: piccoli trucchi, le solite frequentazioni, fantasie di riscatto da un passato bruciato. Una situazione di grande fragilità in cui un uomo si trova a essere totalmente scoperto e aperto a qualunque tipo di violenza.

Copia conservata da Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale

Sc.: Davide Ferrario, D. Segre; Int.: Carlo Colnaghi, Lou Castel, Alessandra Comerio.

 

MAR 7, h. 18.30

Dinamite (Nuraxi Figus, Italia)

(Italia 1994, 53’, col.)

Quando l'ENI annuncia di voler chiudere l'ultima miniera di carbone ancora esistente in Italia, la Carbosulcis in Sardegna, i minatori iniziano la loro forte protesta, una delle più dure lotte operaie di questi ultimi anni. Daniele Segre è sceso con la cinepresa fino a quattrocento metri sotto terra per seguire e filmare le fasi dell'occupazione della miniera e per raccogliere le ragioni dei minatori in rivolta.

 

MAR 7, h. 19.30

Asuba de su serbatoiu (sul serbatoio)

(Italia 2001, 60’, col.)

“Immagini di un servizio del telegiornale mi hanno nuovamente fatto partire per raccontare lavoratori in lotta per il posto di lavoro; di nuovo in Sardegna, a Villacidro (CA) nella fabbrica di batterie Nuova Scaini. Il tempo sospeso sopra strutture metalliche accanto a bomboloni di gas propano; operai prigionieri in attesa di una notizia che non arriva. La storia di una sconfitta operaia, emblema contemporaneo di un cambiamento radicale del mondo del lavoro” (D. Segre)