Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo Senza un attimo di tregua. Omaggio a Roger Corman.

Cinema Massimo – dal 2 al 17 aprile 2012

Il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio, da lunedì 2 a martedì 17 aprile 2012, a Roger Corman – eclettico e prolifico regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense – con una retrospettiva dal titolo Senza un attimo di tregua. Omaggio a Roger Corman.

 

Maestro riconosciuto dei film a basso costo, Roger Corman è senza dubbio uno dei registi più prolifici della storia di Hollywood. Personalità eclettica e instancabile, Corman non è stato solo un regista ma anche attore, sceneggiatore, produttore e distributore: più di 50 sono i film che ha diretto e circa 300 quelli che ha prodotto. Ha inoltre il merito di aver scoperto alcuni autori della New Hollywood come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola, Peter Bogdanovich ed è stato tra i fondatori dell’American International Pictures. Grande appassionato del genere horror, divenne celebre per la serie di film tratta dai racconti di Edgar Allan Poe dei quali diede versioni cinematografiche visivamente molto personali ed efficaci nonché piuttosto originali rispetto allo stile delle pellicole orrorifiche del tempo, poiché pervase da una sottile ironia, come se si divertisse a inscenare l'orrore prendendosene gioco. Nonostante il budget molto ridotto, le sue pellicole hanno quasi sempre incassato moltissimo al botteghino, e Corman – Premio Oscar alla carriera nel 2010 – è diventato una figura di culto fra i cinefili di tutto il mondo.

 

"La mia carriera ha rappresentato un'anomalia a Hollywood. Mi hanno chiamato in tutti i modi, da "re del film di serie B" a "padre del cinema pop". Ho diretto più di 50 film indipendenti a basso costo, ne ho prodotti e distribuiti o distribuiti soltanto altri 250 per conto delle mie società, la New World Pictures e la Concorde-New Horizons (…)Pur essendo a basso costo, i miei film hanno partecipato a festival di prestigio, e sono stato il regista più giovane cui abbiano dedicato delle retrospettive alla Cinémathèque Française di Parigi, al National Film Theatre di Londra e al Museum of Modern Art di New York " (Roger Corman).

 

Tra gli appuntamenti da non perdere, la proiezione, mercoledì 11 aprile, alle ore 20.30, nella Sala Tre del Cinema Massimo di Corman's World: Exploits of a Hollywood Rebel, documentario in cui Alex Stapleton raccoglie i racconti dei personaggi illustri che gravitarono a vario titolo nella sua factory di talenti.

 

Il regista sarà inoltre presente a Torino per introdurre, lunedì 16 aprile, alle ore 20.30, nella Sala Tre del Cinema Massimo, il film La piccola bottega degli orrori, grottesca e surreale black comedy del 1960, girata con un budget ridottissimo all’interno di un negozio di fiori in due giorni e una notte. Ingresso: 6.00/4.00/3.00 euro.

 

Roger Corman

La piccola bottega degli orrori (The Little Shop of Horrors) 

(Usa 1960, 72’, b/n, v.o. sott. it.)

In un sobborgo umido e malfamato di New York, Seymour è un appassionato di botanica ma soprattutto di piante strane, come quella trovata un giorno per caso al mercato da un vecchio cinese. La bizzarra piantina attira molti nuovi clienti al negozio di fiori, che sembrava ormai sull’orlo del fallimento, prima di manifestare pericolosi appetiti antropofagi. Dal film fu tratto il musical off Broadway, da cui derivò a sua volta la versione cinematografica realizzata nel 1986 da Frank Oz.

Proiezione digitale HD.

Sc.: Howard Ashman; Fot. Robert Paynter; Int.: Rick Moranis, Ellen Greene, Jonathan Haze.

 

 

Senza un attimo di tregua

Omaggio a Roger Corman

 

di Massimo Causo

 

Il metodo era la rapidità, una fuga perenne sulle armonie dell'esecuzione: pensare, fare, portare il cinema a contatto con l'attualità della vita e, di conseguenza, col pubblico... Roger Corman, il re dell'exploitation, l'uomo che ha consegnato la sua autobiografia all'orgoglio di aver fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro, in realtà partiva idealmente dalla consapevolezza di dover sfruttare prima di tutto se stesso e la sua factory: pensando, filmando, producendo cinema senza un attimo di tregua, sradicando il processo del fare film dalle catene di montaggio degli studios, dalle burocrazie dei producers, che stratificavano le produzioni nella progettualità infinita di svariati dipartimenti.

Corman lavorava sull'urgenza del fare, accorciava la filiera del filmmaking per annullare lo iato tra la fragranza del prodotto immesso sul mercato e la flagranza dell'atto che lo produce. Una o al massimo due settimane per girare un film con meno di 100.000 dollari era il suo standard (in realtà solo due giorni e una notte con 35.000 dollari per l'ineffabile La piccola bottega degli orrori...). Ma la cosa non riguardava i suoi spettatori, coi quali Corman – regista e produttore – intratteneva un rapporto di interessi reciproci, basato sulla capacità di cogliere l'attimo, abbassando in termini estetici il costo dell'immaginario corrente nella forma di una “parodia” che anticipava le prospettive camp destinate ad esser classificate da Susan Sontag, e dislocava a Ovest le pulsioni pop dei movimenti artistici della East Coast...

La qualità del suo cinema sta tutta nel rapporto di corrispondenza che Corman seppe creare con la rapidità dei tempi, con la tensione iconoclasta di un mondo che scopriva la velocità del consumo, o meglio il consumo della velocità. Non è solo questione di running time, di durata atta al “due film al prezzo di uno” del double feature, se i suoi lavori scorrono spietati verso la fine, in un flusso di azioni che si traducono in un cinema dell'istinto: “Credo sia un concetto che si trova in genere in tutta l'arte moderna: la rapidità di esecuzione”, diceva in un'intervista già a metà dei '60, citando l'action painting... L'inconscio – che dell'istinto è primo motore immobile e dell'immagine la radice – ha del resto sempre affascinato Roger Corman. Il quale, da quel curioso freudiano qual è stato, non ha mancato di liberarlo nel gioco calcolato e istintivo del suo cinema: “Ero stato in analisi e avevo scoperto che le sedute da 50 minuti non erano molto diverse dal mio lavoro: nel cinema a basso costo avete 60, magari 65 minuti per dire la verità e renderla efficace”.

Del resto Roger Corman, dell'arte di dire la verità al suo pubblico e di renderla efficace, ha fatto quasi una questione di principio. Perché il suo cinema abbatte immancabilmente gli idoli e li offre allo spettatore come elementi di un gioco per così dire “realistico”, in cui l'ingenuità pauperistica della messa in scena (i mostri di gomma, le approssimazioni scenografiche, ecc.) si basa su una decostruzione dell'immaginario offerta quasi come inconscia purificazione dalla finzione: “Nei miei film fantastici ho sempre voluto introdurre una punta di realismo. La fusione del quotidiano e del fantastico mi ha sempre appassionato”, non esitava a dire.

E allora l'approccio basso, in contiguità con l'istinto quotidiano dello spettatore, gli permetteva di avvicinarsi alle aspettative del pubblico, abbattendo l'aura che distanziava gli idoli della Hollywood classica. Gli consentiva, per esempio, di raccontare senza filtri i contrasti razziali della società americana in un film scomodo e senza compromessi come L'odio esplode a Dallas; oppure di illustrare la contemporaneità della gioventù americana anticipando le fughe on the road (I selvaggi ) e i trip lisergici (Il serpente di fuoco) del Peter Fonda che pre(i)conizzava Easy Rider. Così come la sua sensibilità per la flagranza inconciliabile del rapporto tra individuo e realtà (“Credo sia una sensazione legata al mio modo di sentire l'universo come qualcosa di ostile”, ebbe a dire in un'intervista a Film Comment) gli permise di rivitalizzare il gangster movie nella viscerale violenza psicologica e sociale di film come La legge del mitra o Il clan dei Barker, che furono “iperrealisti” tanto quanto seppero essere “pop” le visioni gotiche dell'indimenticabile ciclo ispirato a Edgar Allan Poe: passi in un universo horror resuscitato con ideale purezza alla Val Lewton che, da I vivi e i morti a Il pozzo e il pendolo, da I maghi del terrore a La tomba di Ligeia e La maschera della morte rossa (tutti autentici capolavori!), trovarono nell'ironia del grande Vincent Price l'ispirazione per dissimulare le profondità dell'inconscio scardinate dai fiammeggianti cromatismi delle scenografie in Cinemascope.

Tutto questo mentre dava spazio a una stirpe selvaggia di giovani director destinati ad essere il futuro della migliore Hollywood degli anni a venire, arruolati in un praticantato che valeva la migliore delle scuole di cinema: l'Accademia Corman, la chiamerà con affetto Jonathan Demme, uno dei laureati cormaniani. Gli altri rispondono a nomi come Coppola, Scorsese, Dante, Bartel, Bogdanovich, Cameron, Hooper, Nicholson, Sayles, Stallone...

 

 

Senza un attimo di tregua. Omaggio a Roger Corman

 

CALENDARIO DELLE PROIEZIONI

 


LUN 2, h. 16.30, DOM 8, h. 20.30


La tomba di Ligeia (The Tomb of Ligeia)

(Gran Bretagna 1964, 81’, col.)

Inghilterra, primi decenni del XIX secolo: dopo la morte dell’amata moglie Ligeia, Sir Verden Fell si risposa con Lady Rowena, ma la presenza della defunta incombe sulla coppia e strani fenomeni sconvolgono la loro vita. L’ultimo film di Corman tratto da Poe, rappresenta una notevole rivoluzione rispetto ai precedenti. Dopo tanti film in studio, caratterizzati da atmosfere chiuse e fumose, Corman sfrutta gli esterni naturali che danno respiro alla vicenda e la caricano di echi sinistri.

Copia proveniente dalla Cineteca D. W. Griffith.

Sc.: Roger Towne, dal racconto di Edgar Allan Poe; Fot.: Arthur Grant; Int.: Vincent Price, Elisabeth Shepherd, John Westbrook.

 

LUN 2, h. 18.00, DOM 8, h. 22.00


La maschera della morte rossa (The Masque of the Red Death) 

(Usa/Gran Bretagna 1964, 89’, col., v.o. sott.it.)

La morte, vestita di rosso, preannuncia agli abitanti di un villaggio che la loro ora sta giungendo. Gli abitanti sperano che si tratti della fine della tirannia del principe Prospero, mentre questi crede che lui, grazie alla sua ricchezza, si salverà dall’”epidemia”. Considerato il migliore della serie di film tratti da Poe, un horror “filosofico” che sa al tempo stesso essere preciso, visionario, cupo e pieno di invenzioni.

Copia proveniente da Classic Films.

Sc.: Charles Beaumont, R. Wright Campbell, da due racconti di E.A. Poe; Fot.: Nicolas Roeg,; Int.: Vincent Price. Jane Asher, Hazel Court. 

 

MAR 3, h. 16.30, LUN 9, h. 20.30


Il pozzo e il pendolo (The Pit and the Pendulum) 

(Usa 1961, 80’, col.)

Orrori, torture, follia e morte si manifestano nel castello di Nicholas Medina, la cui moglie Elizabeth muore improvvisamente. Francis, il fratello della donna, giunge per scoprire le cause del tragico evento, ma trova Nicholas convinto che Elizabeth sia stata sepolta viva e che ora il suo fantasma si aggiri per il maniero. Quando scopre la verità, impazzisce e dà il via a uno spietato piano di vendetta. Corman si ispira a Poe ma ne fa un racconto dell’orrore di grande intensità. 

Copia proveniente da Fondazione Cineteca di Bologna.

Sc.: Richard Matheson, dal racconto di E.A. Poe; Fot.: Floyd Crosby; Int.: Vincent Price, John Kerr, Barbara Steele.

 

MAR 3, h. 18.00, LUN 9, h. 22.00


I vivi e i morti (House of Usher)

(Usa 1960, 78’, col.)

Nella vecchia casa degli Usher vivono Madeline e il fratello Roderick, oppresso dal peso delle antiche maledizioni che gravano sulla casa e sulla famiglia. Quando Madeline cade in terra come morta, il fratello la seppellisce pur sapendo che è ancora viva. La donna riuscirà a uscire dalla tomba e a vendicarsi facendo crollare la casa degli Usher. Nel primo film di Corman tratto da Poe sono già presenti gli elementi che caratterizzano la serie, gli ambienti claustrofobici e i lunghi monologhi.

Copia proveniente da Fondazione Cineteca di Bologna.

Sc.: R. Matheson, dal racconto di E.A. Poe; Fot.: Floyd Crosby; Int.: Vincent Price, Mark Damon, Myrna Fahey.

 


MER 4 e SAB 7, h. 18.00, LUN 9, h. 16.30

 

Il clan dei Barker (Bloody Mama)

(Usa 1970, 90’, col.)

Mamma Barker odia gli uomini da quando, da bambina, fu stuprata dai fratelli con il consenso del padre. Ora è a capo di una banda composta dai suoi quattro figli, che seminano il terrore a colpi di mitra. Cupamente ironico nei confronti della società americana degli anni Trenta, il film raccontato con uno stile asciutto e scarno, è una delle prove migliori di Roger Corman. Ritratto di un personaggio realmente esistito.

Copia proveniente da Fondazione Cineteca di Bologna.

Sc.: Robert Thom, Fot.: John Alonzo; Int.: Shelley Winters, Bruce Dern, Robert De Niro.

 

 

MER 4, h. 20.30, VEN 6, h. 16.30


L'odio esplode a Dallas (The Intruders)

(Usa 1962, 84’, b/n, v.o. sott.it.)

Il fanatico Adam Cramer, membro di un'associazione razzista, giunge in una città del Sud, fa propaganda contro l'integrazione razziale, annuncia l'invasione di ebrei e comunisti, istiga al linciaggio, ma è sconfitto da un marito tradito che lo smaschera. È il solo film esplicitamente politico di Corman, presentato alla Mostra di Venezia. Girato clandestinamente in diverse città del Sud degli Stati Uniti dove la troupe subì intimidazioni e minacce.

Sc.: Charles Beaumont, da un suo romanzo; Fot.: Taylor Byars; Int.: Leo Gordon, Jeanne Cooper, William Shatner.

 

MER 4, h. 22.15, VEN 6, h. 18.15


I selvaggi (The Wild Angels)

(Usa 1966, 93’, col., v.o. sott.it.)

Durante le loro scorribande per la California, Looser, uno dei componenti della banda di motociclisti capeggiati da Heavenly Blues, viene ferito gravemente. Morirà poco dopo per mancanza di assistenza. I suoi compagni decidono di dargli degna sepoltura al paese natio, ma presto i funerali degenerano. Girato a basso costo, con Peter Bogdanovich che, oltre a scrivere la sceneggiatura, diresse la seconda unità. Montato da Monte Hellman. Presentato alla Mostra di Venezia.

Sc.: Charles B. Griffith; Fot.: Richard Moore; Int.: Nancy Sinatra, Peter Fonda, Bruce Dern.

 

SAB 7, h. 20.30, DOM 8, h. 16.30


La leggenda vichinga (The Saga of the Viking Women and Their Voyage to the Waters of the Great Sea Serpent)

(Usa 1957, 71’, b/n, v.o. sott.it.)

In una non precisata località del Nord Atlantico, alcune donne vichinghe salpano alla ricerca dei loro uomini, partiti per una battuta di caccia e mai tornati. Naufraghe sull'isola dei Grimault, scoprono che gli uomini sono tenuti prigionieri in una caverna. Prima di poter lasciare l’isola, però, dovranno combattere contro un mostro marino.

Copia proveniente da Classic Films.

Sc.: Lawrence L. Goldman;  Fot.: Monroe P. Askins; Int.: Abby Dalton, Susan Cabot, Bradford Jackson.

 

SAB 7, h. 22.00, DOM 8, h. 18.00

 

Il vampiro del pianeta rosso (Not of This Earth )

(Usa 1957, 67’, b/n)

Un alieno si nasconde tra gli uomini per procurarsi il rimedio contro un'epidemia che sta sterminando la sua gente: l'antidoto è il sangue umano. Il vampiro proveniente dal lontano pianeta Davana è invulnerabile. Tutti pensano che sia ormai la fine, quando si scopre che l'alieno non sopporta i rumori stridenti. Corman si diverte a coniugare fantascienza e horror inventando un alieno vampiro dagli occhi senza pupille.

Sc.: Charles Griffith, Mark Hanna; Fot.: John J. Mescal; Int.: Paul Birch, Beverly Garland, Jonathan Haze.

 

 

LUN 9, h. 18.15, MER 11, h. 18.30


La legge del mitra (Machine-Gun Kelly) 

(Usa 1958, 80’, b/n.)

Nel 1935, periodo post-proibizionistico, George Kelly, detto Machine-Gun Kelly per la sua destrezza nell'uso del mitra, diventa ricco svaligiando banche. Film di serie B, ma soltanto per il costo. Corman preme l’acceleratore sul ritmo dando vita a una rievocazione ambientale che procede per rapide allusioni, per sintesi, un personaggio credibile nella sua paura organica e nella tetra visione della vita.

Sc.: R. Wright Campbell; Fot.: Floyd Crosby. Int.: Charles Bronson, Susan Cabot, Morey Amsterdam.

 

MAR 10 e SAB 14, h. 16.30, DOM 15, h. 20.30


Il barone rosso (Von Richthofen and Brown) 

(Usa 1971, 97’, v.o. sott.it.)

Nel 1916, sui cieli della Francia, duellano l'asso dell'aviazione tedesca, il barone von Richtofen, e il suo rivale canadese Roy Brown. Brown distrugge la base nemica e allora il barone compie un'azione di rappresaglia sul suolo avversario. La guerra volge al peggio per la Germania, ma von Richtofen rifiuta l'ordine di rientro e trova la morte in un epico duello con il rivale. Dopo questo film Corman abbandonò la regia per diciannove anni, per dedicarsi esclusivamente alla produzione.

Proiezione digitale HD.

Sc.: John William, Joyce Hooper Corrington; Fot.: Michael Reed; Int.: Hurd Hatfield, Barry Primus, Don Stroud. 

 

MAR 10, h. 18.30, LUN 16, h. 16.30


L'uomo dagli occhi a raggi X (X)

(Usa 1963, 79’, b/n, v.o. sott.it.)

Il dottor Xavier si inietta un siero che gli permette di ottenere la vista a raggi X. Procurata accidentalmente la morte di un collega, inizia a vagabondare di città in città. Dopo essere stato sfruttato anche in un luna park, arriva alla decisione di accecarsi, anche per sfuggire ai dolorosi effetti collaterali del siero. Film che all’azione dal ritmo frenetico associa profonde riflessioni sul tema della visione oltre la vista per questo scienziato “curioso di scoprire la verità”.

Copia proveniente da Classic Films.

Sc.: D. Haller, da un racconto di Ray Russell; Fot.: F. Crosby; Int.: Ray Milland, Diana Van der Vlis, Harold J. Stone.

 

 

MER 11, h. 20.30, LUN 16, 18.00


Alex Stapleton

Corman's World: Exploits of a Hollywood Rebel 

(Usa 2011, 95’, col., v.o. sott.it.)

Un tributo al più prolifico sceneggiatore, regista e produttore, che influenzò in modo irreversibile il cinema di genere. A parlare di Corman in questo documentario sono personaggi illustri della settima arte che gravitarono a vario titolo, nella sua factory di talenti. Peter Bogdanovich, Robert De Niro, Peter Fonda, Pam Grier, Ron Howard, Eli Roth, Martin Scorsese, Jack Nicholson e molti altri spiegano come Corman abbia creato il suo impero indipendente dalle Major di Hollywood.

Proiezione digitale HD.

 

 

MER 11, h. 22.15, SAB 14, h. 20.30, DOM 15, h. 16.30


La vergine di cera (The Terror)

(Usa 1963, 81’, col., v.o. sott.it.)

Un giovane ufficiale napoleonico trova rifugio in un misterioso castello in cui si aggira il fantasma di una donna, morta molti anni prima, che minaccia di morte il padrone del maniero accusato di averla uccisa. Corman volle girare il film in pochi giorni, cercando di utilizzare le scenografie realizzate per La città dei mostri, girato poco prima. Alcune scene furono girate da altri registi, da Francis Ford Coppola (che ne era anche produttore), Monte Hellman, Jack Hill e Jack Nicholson.

Proiezione digitale HD.

Sc.: Leo Gordon, Jack Hill; Fot.: John Nicholaus; Int.: Jack Nicholson, Boris Karloff, Sandra Knight.