Il Museo Nazionale del Cinema e il DAMS di Torino presentano L’amata & l’assassino. Omaggio a Marina Piperno e Luigi Faccini

Cinema Massimo – Dal 3 al 9 maggio 2010

Il Museo Nazionale del Cinema, in collaborazione con il DAMS dell’Università di Torino, rende omaggio alla produttrice Marina Piperno e al regista Luigi Faccini, complici e compagni di vita da più di trent’anni, con un’ampia retrospettiva dal titolo L’amata & l’assassino, che avrà luogo al Cinema Massimo dal 3 al 9 maggio 2010.

La retrospettiva verrà inaugurata lunedì 3 maggio 2010 alle ore 20.30 nella sala Tre del Cinema Massimo con un incontro con la coppia che, insieme a Don Andrea Gallo, dialogherà e introdurrà il pubblico alla proiezione del loro film Storia di una donna amata e di un assassino gentile – cap. IV.

Per questa serata ingresso libero. Per tutti gli altri appuntamenti ingresso 5,50/4,00/3,00 euro.

L’omaggio a Marina Piperno e Luigi Faccini è un progetto del Museo Nazionale del Cinema realizzato in collaborazione con il DAMS dell’Università di Torino che propone, nei giorni della rassegna, tre seminari di studio con il regista a cura del prof. Franco Prono. Per l’occasione è stato pubblicato il volume L’amata & l’assassino, malizia e innocenza del cinema (Edizioni Ippogrifo Liguria, www.pipernofaccini.it).

“E’ sempre meno facile vivere in un paese che conosce sommariamente la propria Storia, e che, perfino, arriva a negarla, magari per riscriverla. Noi due, nati prima, che consideriamo la Storia fonte stessa della nostra identità, con il film Storia di una donna amata e di un assassino gentile, e con questo libro che ne accompagna i passi, abbiamo preso di petto il nostro passato e l’abbiamo accuratamente setacciato, senza smettere di praticare la quotidianità, le affettività, piccole e grandi, l’attenzione al mondo sensibile che ci circonda, la ricerca culturale e la riflessione politica, proiettandoci quindi nel futuro. A che scopo? Per scambiare cognizioni con quelli che, nati nel nostro tempo o nati dopo, hanno differenti percezioni ed esperienze. Per non dissipare nulla di quello che ognuno ha vissuto. Per crescere insieme. Crediamo che l’arte della modificazione sia ancora praticabile con il cinema. Ancor più con i mezzi digitali, che liberano energie altrimenti soffocate dal “peso” e dal “costo” del cinema consueto”. (Brano tratto da L’amata & l’assassino, malizia e innocenza del cinema, di Marina Piperno & Luigi M. Faccini, Edizioni Ippogrifo Liguria).

Luigi Faccini

Storia di una donna amata e di un assassino gentile -  cap.  IV

(Italia 2009, 62’, col.)

Viaggio al centro di una bella mente, in questo film Marina Piperno è una donna e nello stesso tempo un sogno. Una donna reale che scrive al computer, cucina e invita a cena, pulisce, dipinge, viaggia, e nello stesso tempo è il sogno del cinema come avrebbe potuto e dovuto essere. La sua bella faccia espressiva prima racconta delle sue origini ebraiche, borghesi e romane, le leggi razziali, la persecuzione, i nascondigli salvifici, la guerra e la liberazione portata dalle truppe angloamericane, poi, dopo i primi capitoli autobiografici e le fascinazioni provocate in lei dal cinema americano, esplora la verità del cinema da lei prodotto: un documento d’amore per la libertà, di sofferenza e lotta per la giustizia su tutta la terra. La poetica della camera stylo portata alle estreme conseguenze. (Alessandro Bernardi)

 

L’amata & l’assassino. Omaggio a Marina Piperno e Luigi Faccini

di Alberto Barbera, Stefano Della Casa, Piero Spila

Gli addetti ai lavori si chiedono spesso cos’è il produttore e quale ruolo ricopra. Un’altra domanda che circola frequentemente è quale debba essere il coefficiente di coraggio di cui un regista ha bisogno per fare film che escano dagli schemi. Su questi temi ci si accapiglia in convegni, assemblee e dibattiti. C’è chi, invece, cerca di risolvere le questioni per via pratica: una via che passa per la capacità di mettersi in gioco. È il caso di Marina Piperno & Luigi Faccini.

La loro condizione appare caratterizzata da una ammirevole continuità realizzativa, diretta conseguenza di un cinema consapevolmente fondato sul rigore e la ricerca, l’investigazione del presente e il recupero della memoria, la dittatura dolce dello stile e l’eticità della messa in scena, tutti elementi che fanno a pugni con la logica del profitto oggi imperante. Mai fine a se stesso il cinema di Luigi Faccini & Marina Piperno è pieno di sfide e stimoli. Attento alla realtà dei personaggi incrociati, per lo più autentici, e alle situazioni vissute e raccontate, il loro cinema ha intercettato ripetutamente la vita sociale e culturale dell’Italia, riflettendola con emozione, commentandola con passione. In tempi di degrado morale e derive sociali forse addirittura irreversibili è fondamentale misurarsi con un cinema come il loro, che vuol dire riflettere su un modo di vivere e intendere il lavoro creativo per molti aspetti unico (ma mai isolato), orgogliosamente minoritario (ma non rinunciatario). Mentre nello scenario audiovisivo in auge tutto tende ad assomigliare sempre più a se stesso e dunque ad annunciare la sua fine, diventa ancora più preziosa la presenza di un cinema che non insegue le mode, che non intende adescare e stupire lo spettatore, ma semmai cerca di farlo pensare, cercando un terreno di incontro, a volte inatteso e addirittura impervio, e quindi suscitare emozioni vere e profonde. Un discorso d’autore, il loro, coerente e necessario, che film dopo film continua a ricordare il passato facendo però riferimento alla cronaca del presente, ribadendo le radici e i valori che contano, indicando e denunciando i malesseri del tempo difficile che viviamo. La loro opera più recente, Storia di una donna amata e di un assassino gentile (2009), è, in questo senso, un vero film evento (“un film unico al mondo”, come dice Morando Morandini; “cinema dell’eresia”, come lo chiama Pino Bertelli), un atto d’amore e insieme il diario di bordo di chi inventa cinema e nel cinema ripone l’antica speranza della modificazione e del divenire. Un film che non cessa di provocare veri e propri sussulti morali di fronte a quello che sta accadendo nel nostro paese. In una stagione cupa in cui gli uomini sembrano incamminarsi all’indietro, ci sono autori, c’è un cinema, c’è un esercizio del pensiero che si sforzano di tenere viva una coscienza critica per chi oggi è stanco e sfiduciato, soprattutto “per quelli che verranno”. Un progetto cinematografico importante, per chiunque abbia a cuore le sorti del cinema italiano. E, di riflesso, del nostro Paese.

PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI

 

- LUNEDI’ 3, h. 15.30

Luigi Faccini

Ladro di voci

Italia 1990,  65’, col.

Casal del Marmo, carcere minorile di Roma. A Carlo i capelli strinati cadevano sugli occhi, soffiava a bocca storta per cacciarli via ed essere guardato. Fabrizio, occhi di velluto e sorriso bianco che nascondeva la depressione, sembrava uno zingaro. Carlo aveva un padre buono, abbandonato dalla moglie. Avrebbe voluto che questo padre, per correggerlo, gli avesse fatto assaggiare qualche cazzottone. Fabrizio, dal suo, avrebbe voluto comprensione. Ne aveva avuto calci e manate.

Sei mesi di “ricognizione” sui gesti, gerghi, corpi e immaginazione della devianza e delinquenza minorile della capitale, tra spacciatori, borseggiatori, rapinatori e assassini. Il film-madre da cui prese lo slancio, verso la fiction, il cinema di strada di Luigi Faccini.

 

- LUNEDI’ 3, h. 16.45, DOM 9, h. 20.30

Luigi Faccini

Notte di stelle

Italia 1991, 89’, col.

Dedicato ai ragazzi delle periferie invisibili. Luana ama il rock e l’America, ma il clarinettista dell’orchestrina in cui canta la prende a schiaffi. Lucio impugna costantemente una telecamera Hi in cerca di verità. Carlo, trecce rasta, è un graffitaro appena uscito di galera. L’incontro, casuale, partorisce un sogno: un film su di un piccolo guerriero urbano che si scontra con la violenza del quartiere in cui vive: Tor Bellamonaca. “Struggente e stridente come un blues metropolitano” (Morandini); “Un godspell cinematografico, elegantemente proletario, rispettoso e passionale” (Bo); “Tensione morale che diventa stile acuminato” (Kezich). Menzione Speciale OCIC a Venezia, Targa d’argento Giuseppe Fava del SNGCI, Premio Fiuggi, Nomination Globo d’Oro per l’esordiente Antonella Taccarelli.

Sc.: L. Faccini; Fot.: L. Faccini; Int.: Antonella Taccarelli, Tiziano Giuffrida, Fabio Bussotti.

 

- LUNEDI’ 3, h. 18.30, DOM 9, h. 22.15

Luigi Faccini

Giamaica

Italia 1998, 84’, col.

C’era una volta un ragazzo che aveva un sogno. Quel ragazzo era Auro Bruni, bruciato vivo in un centro sociale della periferia sud di Roma. Il suo sogno erano la Giamaica, il reggae, la marijuana. Ispirato a quella storia il film dura una notte, lungo la quale gli amici dell’assassinato cercano i colpevoli dell’omicidio. Un furgone dai colori squillanti, vera e propria scialuppa di salvataggio in un mare di insicurezza e di violenza, ma anche l’astronave dei loro sogni in musica, li trasporta e li protegge. Ad uno di loro sta per nascere un figlio. Compianto e speranza si intrecciano. “Cinema a 98 ottani” (Muller); “Il film respira, danza, ama. Una suite free jazz. Un musical politico con il ritmo di un rito sacro” (Silvestri); “Un viaggio iniziatico” (Natta), “Un film profetico” (Mereghetti). Evento Speciale a Locarno 1998, Premio Tertio Millennio del Vaticano, Segnalato dal SNCCI.

Fot.: L. Faccini; Sc.: Marco Sperduti; Int.: Giuseppe Apolloni, Zeremariam Benini, Tiziano Giuffrida.

 

- LUNEDI’ 3, h. 20.30

Luigi Faccini

Storia di una donna amata e di un assassino gentile -  cap.  IV

Italia 2009, 62’, col.

Viaggio al centro di una bella mente, in questo film Marina Piperno è una donna e nello stesso tempo un sogno. Una donna reale che scrive al computer, cucina e invita a cena, pulisce, dipinge, viaggia, e nello stesso tempo è il sogno del cinema come avrebbe potuto e dovuto essere. La sua bella faccia espressiva prima racconta delle sue origini ebraiche, borghesi e romane, le leggi razziali, la persecuzione, i nascondigli salvifici, la guerra e la liberazione portata dalle truppe angloamericane, poi, dopo i primi capitoli autobiografici e le fascinazioni provocate in lei dal cinema americano, esplora la verità del cinema da lei prodotto: un documento d’amore per la libertà, di sofferenza e lotta per la giustizia su tutta la terra. La poetica della camera stylo portata alle estreme conseguenze. (Alessandro Bernardi)

 

- LUNEDI’ 3, h. 22.00ingresso libero

Luigi Faccini

Andrea dicci chi sei

Italia 2003, 60’, col.

Il prete da marciapiede don Gallo ci consegna il suo memoriale dalle rovine del mondo capitalistico. “Non il diritto della forza, ma la forza del diritto”, la sua parola d’ordine. “Due sono i temi che stanno alla base dell’incontro tra i credenti e i non credenti: la fame nel mondo e le ingiustizie strutturali. Come prete e come democratico sono alla ricerca costante delle cause dell’ingiustizia. Ecco perché mi trovo con i compagni di strada non credenti, con i credenti non trascendenti, con i marxisti, con i socialisti”. E ancora: “Chi, anche in misura minima, non accoglie, espelle l’altro, senza accorgersi che nega la sua e la propria appartenenza alla stessa famiglia umana”. Se il male grida forte, la speranza grida più forte, scrisse su di un muro uno dei ragazzi della sua comunità.

Sc.: L. Faccini; Fot.: Aldo Guastini; Int.: don Andrea Gallo.

 

- MARTEDI’ 4, h. 16.00, DOM 9, h. 16.30

Luigi Faccini

Garofano rosso

Italia 1976, 90’, col.

Siracusa 1924, l’educazione sentimentale di Alessio Mainardi, acerbo eroe vittoriniano, ma anche di un’intera generazione di ventenni, nell’alone del truce omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti perpetrato da sicari fascisti, quando l’idea di un fascismo rivoluzionario e antiborghese sembrava l’unica medicina contro le più antiche sperequazioni. E l’iniziazione sessuale con Zobeida (Elsa Martinelli), misteriosa e altera prostituta che strappa all’infanzia il giovane Miguel Bosé alla sua prima validissima interpretazione, gettandolo nel vortice delle responsabilità. Ispirato al romanzo di Elio Vittorini Il garofano rosso dal cui influsso il regista sa svincolarsi. “Film elegante” (Moravia), “Suggestivo, armonioso, personale” (Morandini), “Lucidità figurativa e drammaturgica”

(Argentieri).

Sc.: L. Faccini, dal romanzo di Elio Vittorini; Fot.: Arturo Zavattini; Int.: Miguel Bosè, Denis Karvil, Elsa Martinelli.

 

- MARTEDI’ 4, h. 17.45

Luigi Faccini

Sassalbo provincia di Sidney

Italia 1982, 62’, col.

Già durante le riprese del primo lungometraggio Niente meno di più (1970), sull’Appennino tosco-emiliano, Faccini desiderò raccontare la realtà umana dei paesi che facevano da sfondo alla fiction nella quale era impegnato. Quando Adelmo Fiorini ed Emilio Bertolini apparvero sul set per suonare fisarmonica e chitarra durante il matrimonio che concludeva il film, sentì che quei due, boscaioli e carbonai migrati in tutto il mondo, erano portatori di verità sconosciute, da tramandare. “Un vero e proprio film, con la sua storia, con le sue storie. Un film fatto di niente e di tutto. Meraviglioso” (Bassani), “Il film avvince fin dai primi fotogrammi. Magia? Faccini ha amato Adelmo ed Emilio. Una virtù d’amore negata al genio di Pirandello” (Soldati).

Sc.: L. Faccini; Fot.: Antonio Minutolo; Int.: Adelmo e Videlma Fiorini, Emilio e Anita Bertolini, Diego, Gino e Walter Giannarelli.

 

- MARTEDI’ 4, h. 19.00

Luigi Faccini

L’Amiata è anche un fiume

Italia 1983, 60’, col.

Ci fu chi sognò una repubblica cooperativa nel cuore della Toscana quando le miniere di mercurio vennero chiuse. I figli dei minatori vollero trasformare le terre impoverite della montagna amiatina in un pretesto di agricoltura industriale attraverso l’allevamento intensivo di animali da carne e la  commercializzazione dei prodotti ottenuti. In quelle terre spopolate affluivano italiani provenienti dal fallimento delle Comuni degli anni ’70, ma anche francesi, tedeschi, inglesi, in fuga dalle città continentali inquinate. I vecchi cascinali e i poderi abbandonati tornarono in vita. “Atmosfera western. Un vero gioiello, al pari di Sassalbo provincia di Sidney” (Garambois), “Il documentario più personale e anomalo del suo autore. Premio Giampaolo Bernagozzi per la ricerca antropologica” (Morandini).

Sc.: L. Faccini; Fot.: Roberto Salmi; Int.: Claudio Baffetti, Verine Besson, Luigi Papalini.

 

- MARTEDI’ 4, h. 20.30, DOM 9, h. 16.15

Luigi Faccini

Inganni

Italia 1985,  96’, col.

Dopo la drammatica fine della relazione amorosa con Sibilla Aleramo, a Dino Campana, rifiutato dalla società letteraria del suo tempo e dalla propria famiglia, non resta che accettare la reclusione in manicomio. L’alternativa sarebbe il suicidio, come scrisse al fratello. E’ l’anno 1918. Durante la degenza un giovane psichiatra, Carlo Pariani, tenta di decifrarne la creatività, risvegliando nel poeta desideri di vita, la  cui unica raccolta di poesie, Canti orfici, è stata pubblicata nuovamente e con notevole eco. Pariani vorrebbe trascinare Campana fuori dal manicomio, al cui vuoto, spezzato dalle apparizioni ossessive di Sibilla, il poeta si è ormai adattato. “Terribile e bellissimo” (Borelli), “Forte, splendido” (Pirella), “Conserva a Campana l’alone della poesia” (Moravia), “Uno dei film più originali degli anni ‘80” (Morandini). Due Menzioni Speciali al Festival di Locarno. Quattro Laceni d’Oro al Festival del Cinema Neorealistico di Avellino. Due Nastri d’Argento: fotografia e regia.

Sc.: L. Faccini; Fot.: Marcello Gatti; Int.: Bruno Zanin, Olga Karlatos, Mattia Sbragia.

 

- MARTEDI’ 4, h. 22.30

Luigi Faccini

Gli addii

Italia 1990, 4’, col.

“Se Donna d’ombra è uno degli avvenimenti più significativi della mia carriera di coreografa, non lo è meno questo “piccolo film” che Luigi Faccini dedicò alla chiusura del mio Centro Danza in Via Del Gesù, a Roma, meglio, alla mia espulsione da parte degli speculatori immobiliari che ne erano divenuti i proprietari. Quel luogo era stato per decenni il punto di riferimento più importante che la modern dance avesse avuto in Italia. Con Luigi ci vedemmo per alcuni giorni nel sottotetto ormai vuoto. Mi aiutò a vincere le lacrime e superare il distacco, circondandomi di luci accattivanti, chiedendomi di danzare un congedo. Massimo Coen, violinista generoso, fu con noi. Mi sentii bella in quel giorno triste. Conservo gelosamente il “piccolo film”. Rivederlo mi fa male. E’ la vita, no?” (Elsa Di Laudadio Piperno).

Sc.: L. Faccini; Fot.: L. Faccini; Int.: Elsa Di Laudadio Piperno, Massimo Coen.

 

- MARTEDI’ 4, h. 20.35

Luigi Faccini

Donna d’ombra

Italia 1988,

Mentre sta perfezionando una coreografia ispirata all’Antigone di Sofocle, Carla riceve la notizia della morte del padre. L’uomo più amato l’ha lasciata per sempre. Disperazione e confusione la spingono ad un viaggio apparentemente senza meta, che diventa una ricognizione sui luoghi e sugli affetti del suo passato. Il film coniuga morte e vita, infanzia e desiderio di maternità, mito e realtà sullo sfondo della felicità creativa. “Una delle meditazioni sul senso della vita più intense del decennio” (Brunetta), “Altissima tensione emotiva e sottile scandaglio psicologico” (Morandini), “Faccini sa inquadrare, illuminare, montare” (Kezich). Film d’esordio di Anna Bonaiuto, Targa d’Oro ad Avellino, Nomination al David di Donatello e al Globo d’Oro quale miglior attrice protagonista.

Sc.: L. Faccini; Fot.: Franco Lecca; Int.: Anna Bonaiuto, Francesco Capitano, Luciano Bartoli.

 

- MERCOLEDI’ 5, h. 16.30

Luigi Faccini

Nella città perduta di Sarzana

Italia 1980, 118’, col.

Nella notte fra il 20 e il 21 luglio 1921, una squadra di 600 fascisti toscani, guidata da Amerigo Dumini, raggiunge Sarzana per liberare dei facinorosi di Carrara colpevoli di uccisioni durante una spedizione punitiva in Lunigiana. La gente di Dumini è armata, provvista di benzina per incendiare. Sarzana la “rossa”, in quanto governata dai socialisti, è mobilitata. Il sindaco della città presiede un Comitato di Difesa di cui fanno parte tutte le forze politiche democratiche. Pattuglie di volontari, fra i  quali spiccano i bracciali rossi degli “arditi del popolo”, presidiano le campagne in accordo con i carabinieri e con l’esercito. “Teso e serrato, storicamente attendibile” (Trafaglia), “Un vero case story. Elegantissima ricostruzione” (Gravagnuolo), “Un film importante” (Savioli), “Crudo, senza manicheismi” (Argentieri). Biennale di Venezia 1980. Targa d’Argento Pietro Bianchi.

Sc.: L. Faccini, Piergiovanni Anchisi; Fot.: Nevio Sivini; Int.: Franco Graziosi, Riccardo Cucciolla, Bruno Corazzari.

 

- MERCOLEDI’ 5, h. 18.45

Luigi Faccini

Le mani raccontano

Italia 2006, 61’, col.

Le donne sono ancora l’anello mancante nella memoria collettiva del nostro paese. Questo film non colma la lacuna ma indica la strada per raggiungere quel risultato: dodici donne del levante ligure, che hanno fatto lavori usuranti nelle fabbriche fra gli anni ‘30 e ‘50, ci raccontano la Storia del nostro Paese, diversa da quella spesso pomposa ed eroica raccontata dagli uomini. “Faccini non cerca frasi ad effetto, buone per la friggitoria televisiva, ma penetra, ascoltando, nella sofferenza, nella fatica, nelle lotte, di chi si è battuto nella trincea, anche famigliare, del lavoro femminile. Una ricchezza umana profonda, a lungo nascosta, indocile e commovente, gorgogliava, chiedendo di affiorare” (Morandini).

 

- MERCOLEDI’ 5, h. 19.45

Luigi Faccini

Sguardi

Italia 2000, 16’, col.

Emilio Bertonati, artista, gallerista e critico d’arte, era nato a Levanto il 20 febbraio 1934. Morì a Milano, suicida, nel 1981. In meno di trent’anni aveva portato a conoscenza del pubblico personaggi e movimenti sconosciuti, facendo ricerca sull’estetica del prodotto industriale, sui calcolatori, sullo Jugendstill, sulle avanguardie russe e ungheresi, sulle secessione di Dresda, sulla Nuova Oggettività, fino a valorizzare  artisti come Schad e Schlichter. “Mi sembrava, percorrendo le gallerie popolate dai quadri della sua collezione, che Emilio avesse guardato il mondo con gli occhi delle creature via via acquistate, regine del suo cuore, specchi confortanti della sua fragilità. Fu questa intuizione a chiudermi nel castello di Lerici, luogo della mia infanzia, per cercare l’incontro con un uomo che non avevo mai conosciuto” (Faccini)

Fot.: Luigi Faccini. Fot.: Saul Carassale.

 

- MERCOLEDI’ 5, h. 20.30

Luigi Faccini

Canto per il sangue dimenticato

Italia 1997, 85’, col.

All’alba del 13 giugno 1944 truppe tedesche e fascisti della RSI accerchiano il villaggio minerario di Niccioleta, nella maremma delle Colline Metallifere. Gli abitanti sono colpevoli di aver festeggiato i partigiani scesi in paese. Vengono rastrellati 160 uomini. I più anziani rilasciati, gli altri, 83,  trucidati a colpi di mitragliatrice tra i soffioni boraciferi di Castelnuovo Val di Cecina. Il film non ricostruisce soltanto la prima strage di civili avvenuta in Toscana durante la ritirata tedesca, ma identifica le responsabilità di Guido Donegani, amministratore delegato della Montecatini e parlamentare fascista, che aveva sviluppato la chimica italiana potenziando la produzione bellica, giungendo così alla sperimentazione dell’iprite sulla popolazione abissina.

Sc.: L. Faccini; Fot.: Gabriele Tabusso; Int.: Livio Bernardini.

 

- MERCOLEDI’ 5, h. 22.15

Luigi Faccini

Il pane della memoria

Italia 2008, 62’, col.

“Quanto ha viaggiato la mia gente. E non per svago. Per costrizione, spinta via, espulsa verso terre sconosciute, in cerca di sopravvivenza. Prima dai babilonesi e poi dai romani. Dopo la seconda distruzione del tempio, nel 70 d.c., ebbe inizio la diaspora ebraica lungo le coste del Mediterraneo. Poi vennero le cacciate dall’Inghilterra, dalla Francia, dalla Spagna, dal Portogallo. E poi vennero i pogrom nelle terre dei polacchi e dei russi. Chiese e poteri non sopportavano che mantenessimo vive le nostre tradizioni religiose. Pitigliano, in Toscana. I 500 anni di una comunità ebraica. La convivenza possibile tra ebrei e cattolici. Una grande narratrice. “Gran risorsa questo film, un modo non rituale di celebrare il 27 gennaio” (Tornabuoni), “Un bellissimo film, commovente” (Spila), “Ironia e capacità di perdono della narratrice” (Gravagnuolo).

Sc.: L. Faccini; Int.: Elena Servi.

 

- MERCOLEDI’ 5, h. 23.15

Luigi Faccini

libri di pietra libri d’acqua

Italia 2010, 34’, col.

Lerici, fin dal medioevo baluardo della repubblica di Genova contro le aggressioni delle città-Stato toscane, era scalo obbligato per il naviglio a vela che dal nord puntava a sud, verso Grecia, Mar Nero, Palestina e coste del Nord Africa. Andrea Doria, il mercenario che si mise al servizio dell’espansione imperiale della Spagna, le impose il suo sigillo. Da Lerici, infatti, dove si fabbricavano cannoni, partivano le repressioni nei confronti dei ribelli corsi. L’exursus nella storia ammirevole e generosa di una città frequentata da Turner, Byron, Shelley, dalla quale partirono volontari per le spedizioni di Garibaldi e Pisacane, si conclude con un concerto per pianoforte nello stupendo cimiterino monumentale, oggi restaurato, che Faccini salvò da una demolizione finalizzata all’edificazione di un parcheggio multipiano.

 

- VENERDI’ 7, h. 16.00

Luigi Faccini

Storia di una donna amata e di un assassino gentile - cap. I / II / III / IV

Italia 2009, 137’, col.

Davvero una gran bella impressione alla fine del film, con la sensazione di aver condiviso cose importanti e vere: storie, memorie, idee, progetti, desideri, molta emozione (come dice Marina), molta ragione (come puntualizza Luigi). E che brava Marina, che capacità di sintesi e controllo. Un film dove tutto torna benissimo. Perfetto così, con la sua lunghezza, ridondanza, insistenza. Perché quello è il respiro del film, per dire quelle cose importanti, per raccontare i capitoli di quella vita: il cinema, la guerra, l'America, il lavoro, la politica, la generosità, le delusioni, i risultati, la voglia di continuare, di esserci, contare. "Tu non molli mai", dice Robert Redford a Barbra Streisand, protagonista del film di Pollack, Come eravamo, citato alla fine del IV cap. Anche Marina è così. Anche Luigi è così. È vero e giusto. (Piero Spila)

 

- VENERDI’ 7, h. 18.30

Luigi Faccini

Banco live

Italia 1980, 46’, col.

Erano anni di grandi sperimentazioni sensoriali e linguistiche. Il Banco di Mutuo Soccorso aveva musicato Garofano rosso, componendo la prima ed intenzionale colonna sonora rock del cinema italiano. Con loro imparai a vedere con le orecchie, loro, da me, impararono a sentire con gli occhi. Uno scambio vivido che ci riempì di gioia creativa. Dopo aver lavorato con Vittorio Nocenzi alla colonna sonora di Nella città perduta di Sarzana, decidemmo di fissare su nastro i concerti di un piccolo tour italiano del Banco. Luci tagliate e metalliche, quattro telecamere, bellissimo suono dal mixer e i suggestivi trampoli di Assemblea Teatro conferiscono primaria qualità professionale al video. Il Banco è l’unico gruppo del progressive italiano a potersi specchiare nel talento e nella bellezza del proprio passato.

 

- VENERDI’ 7, h. 19.20

Burri a Palazzo Albizzini: natura e artificio, relitti e scorie

Italia 1985, 19’, col.

Medico mancato, pittore senza maestri, genio indocile che ha segnato l’arte del ‘900, Burri ottenne un palazzo medievale di Città di Castello, sua città natale, per esporre e conservare la propria opera. La cinepresa esplora gli ambienti che fanno da “vestito” alla materia bruta diventata il motore della sua sconcertante ricerca della bellezza, rinvenendo muffe e catrami, sacchi e gobbi, ferri e combustioni, cretti e cellotex, assunti in una cornice spaziale di sontuosa classicità. Musica seriale e materica accompagnano la penetrazione e le scoperte. La rinuncia all’accompagnamento del testo orale è un ulteriore omaggio alla grandezza dell’artista.

 

- VENERDI’ 7. h. 20.30

Luigi Faccini

Storia di una donna amata e di un assassino gentile - cap.V / VI / VII

Italia 2009, 81’, col.

A poco a poco lo spettatore rimane conquistato: sia grazie alla vitalità e razionalità della protagonista, sia grazie alla intensità dei ricordi familiari e dei richiami storici, sia infine al lirismo del paesaggio (anche là dove incombe la tragedia consumata nella shoah; il sonno in treno, l’incubo, con i binari che diventano quelli dell’ingresso ad Auschwitz è un magistrale colpo di regia). Nell’elogio del fare, del progettare, che attraverso il personaggio reale di Marina illumina tutto il percorso, il