Il Museo Nazionale del Cinema è presente alla XXVII edizione del festival “Il Cinema Ritrovato” di Bologna

Bologna – dal 29 giugno al 6 luglio 2013

Il Museo Nazionale del Cinema è presente alla XXVII edizione del festival “Il Cinema Ritrovato” (Bologna, dal 29 giugno al 6 luglio 2013) con un nuovo restauro e film della propria collezione.

 

I film del Museo saranno presentati nel corso della sezione “Cento anni fa”, quest’anno dedicata a un anno determinante nella storia del cinema, il “glorioso” 1913. Il Museo, in collaborazione con la Fondazione Cineteca di Bologna e la Fondazione Cineteca Italiana e con la partecipazione del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, proporrà in anteprima il restauro di un film fondamentale nel cinema muto italiano, Ma l’amor mio non muore!..  di Mario Caserini, romantico melodramma interpretato da una delle più grandi dive del nostro primo cinema, Lyda Borelli. Il film di Caserini fu il prototipo del diva-film, detto anche “cinema in frac”, un genere che, insieme al kolossal storico, fu trainante per la conquista dei mercati mondiali da parte della produzione italiana. Il successo fu enorme e la Borelli, già primadonna teatrale, fu un modello di bellezza, eleganza e allure liberty per un’intera generazione.

 

Il restauro verrà presentato in anteprima lunedì 1 luglio alle 11.00 e replicato venerdì 5 luglio alle 21.30. Entrambe le proiezioni si svolgeranno presso la sala Mastroianni del Cinema Lumière.

 

In occasione del nuovo restauro, Ma l’amor mio non muore!... verrà edito in dvd dal Museo Nazionale del Cinema e dalla Fondazione Cineteca di Bologna in collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana, accompagnato da un booklet di approfondimento in italiano e inglese. Il progetto editoriale sarà presentato al pubblico del festival lunedì 1 luglio alle 11.00  a seguito della presentazione in anteprima.

 

La sezione dedicata dal “Cinema Ritrovato” al 1913 vedrà anche la presentazione di numerosi altri film della collezione del Museo Nazionale del Cinema. Il titoli selezionati, presentati in una preview del programma venerdì 28 giugno alle 15.00 offrono un veloce panorama della variegata produzione dei primi anni Dieci in Italia, con un’attenzione particolare alle declinazioni della commedia e della comica: dall’avventura fantastica di Più forte di Sherlock Holmes alla farsa un po’ scollacciata di La moglie del capitano, dall’eleganza maliziosa di una coppia d’oro della prima commedia italiana, Gigetta Morano e Eleuterio Rodolfi, protagonisti di Che paese allegro! a una spiritosa Pina Menichelli ancora attrice in ascesa in Una tragedia al cinematografo. Completano il programma due documentari dai bei colori dipinti e un frammento di Cenerentola di Eleuterio Rodolfi, esempio sorprendente di meta cinema delle origini presentato sabato 29 giugno alle 14.30.

 

 

SCHEDE DEI FILM

 

Sezione: Cento anni fa: i muti del 1913

 

MA L’AMOR MIO NON MUORE!...

 

Italia, 1913

Regia: Mario Caserini

Fotografia: Angelo Scalenghe - Soggetto: Emiliano Bonetti, Giovanni Monleone - Interpreti: Lyda Borelli (Elsa Holbein), Mario Bonnard (il principe Massimiliano), Vittorio Rossi Pianelli (il colonnello Julius), Emilio Petacci (il colonnello Theubner), Camillo de Riso (l’impresario Schaudard), Gian Paolo Rosmino (Moise Stahr), Dante Cappelli (il Granduca di Wallenstein), Maria Caserini Gasparini (la Granduchessa di Wallenstein), Antonio Monti (un generale), Gentile Miotti, Letizia Quaranta, Felice Metellio - Produzione: Film Artistica “Gloria”,  Torino - Visto di censura: 1462 del 1/12/1913 – Lunghezza originale:  2600 m 

 

DCP, Bianco e nero. D: 80’. Didascalie italiane # Copia restaurata nel 2013 dal Museo del Cinema e dalla Cineteca del Comune di Bologna in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale di Roma e la Fondazione Cineteca Italiana di Milano.

 

Elsa è la bellissima figlia di Julius Holbein, colonnello al servizio del  Ducato di Wallestein. Una sera l’agente segreto nemico Moises Stahr, con il pretesto di corteggiare la ragazza, sottrae i piani di difesa segreti affidati al colonnello e sparisce. Questi, per la vergogna del disonore, si uccide ed Elsa, affranta, è costretta all’esilio in terra straniera. È l’inizio di una nuova vita di tristezza ma anche di grandi successi, giacché, dopo il trasferimento in riviera, le sue notevoli doti musicali le hanno permesso di conquistare le scene teatrali e diventare una stella del palcoscenico.  Nessun successo e nessun trionfo mondano, tuttavia, sono sufficienti a farle dimenticare il passato doloroso finché un giorno non incontra un giovane malinconico quanto lei e se ne innamora perdutamente, ricambiata.  Elsa abbandona le scene e sembra aver trovato finalmente la felicità piena, ma un incontro casuale con Stahr nel corso di una gita in battello è destinato a rompere l’incanto: l’uomo amato da Elsa altri non è che Massimilano di Wallestein, figlio proprio del Granduca che la esiliò con disonore; grazie alla delazione della spia la loro relazione viene scoperta, Elsa torna alle scene, la ragion di stato sembra avere vinto sulla passione. Ma non è così: Massimiliano torna e dichiara il suo amore malgrado tutto anche se questo per lui significa disonore e rovina. Elsa lo sa e per evitargli le conseguenze si avvelena, morendo tra le braccia del suo amato sul palcoscenico in cui stava recitando il finale de La signora delle camelie. Le sue ultima parole sono per lui “Ma l’amor mio non muore!...”.

Ma l’amor mio non muore!..., capolavoro del cinema muto, è la prima interpretazione di Lyda Borelli, già famosissima attrice teatrale. Il successo di questo dramma estenuato e romantico, in meraviglioso equilibrio tra D’Annunzio e Puccini, fu così grande da fare della pellicola un fenomeno di costume.

Il restauro digitale del film è stato realizzato da Museo Nazionale del Cinema di Torino, Cineteca di Bologna e Fondazione Cineteca Italiana di Milano, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografica – Cineteca Nazionale di Roma, a partire dal negativo camera conservato a Milano. La grafica dei titoli e delle didascalie è stata ricostruita in base ad un frammento positivo nitrato conservato a roma. I testi delle didascalie non presenti nella copia di Roma sono stati redatti sulla base di locandine e brochures d’epoca conservate a Torino. Le didascalie con testo non originale, segnalate sulla copia con la sigla R-11, sono state inserite seguendo le indicazioni di montaggio presenti sul negativo originale nitrato ed è stata ripristinata un’ipotesi di suddivisione in atti. Il resaturo è stato effettuato presso L’Immagine Ritrovata di Bologna.

Proiezione: lunedì 1 luglio 2013, ore 11.00 / venerdì 5 luglio 2013, ore 21.30

 

CHE PAESE ALLEGRO

 

Italia, 1913

Regia: Eleuterio Rodolfi

Interpreti: Eleuterio Rodolfi, Gigetta Morano, Camillo De Riso – Produzione: S. A. Ambrosio, Torino – Data disponibilità della copia: 7/03/1913 – Lunghezza originale: 338 m.

 

35mm. L: 225 m. D.: 11’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor). Didascalie italiane # Copia restaurata dal Museo del Cinema e dalla Cineteca del Friuli

 

Gigetta e Rodolfi hanno progettato una romantica gita fuori città che permetta finalmente loro di stare soli e godere un po’ di intimità. Non hanno però fatto i conti con l’affollamento dei mezzi pubblici e i capricci del caso: dopo un viaggio in treno stipato di gente, la corriera che li doveva trasportare al loro albergo rimane in panne. Non rimane che avviarsi a piedi… Una bella locanda di campagna potrebbe offrire un’imprevista e piacevole alternativa, se non ci fosse proprio quella sera la riunione dell’entusiasta filarmonica locale; non proprio l’atmosfera ideale per un rendez-vous. Ci si potrebbe comunque adattare ma tutte le camere sono occupate; il maestro di scuola, per mostrare la generosità paesana, propone di ospitare la coppia a casa sua; può offrire una moglie bisbetica, un camino difettoso, un nugolo di bambini vocianti e, soprattutto, camere separate. Gigetta dovrà dormire con la moglie del maestro, che russa come un trombone, mentre Rodolfi viene sistemato in una camera col letto brulicante di insetti. Il giorno dopo, sfiniti, raggiungeranno finalmente l’albergo elegante che avevano prenotato. L’inquadratura finale della copia conservata dal Museo li mostra in camera, davanti a una bottiglia di champagne, ma le sinossi d’epoca raccontano come ancora le disavventure degli innamorati non siano finite: la famiglia che li ha ospitati è stata svaligiata nella notte e loro, assai sospetti, vengono arrestati. Passeranno la notte in gattabuia; saranno divisi, ma almeno potranno riposare!

Restauro conservativo realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e dalla Cineteca del Friuli di Gemona, a partire da una copia nitrato bianco e nero donata alla Cineteca del Friuli da Attilio Giovannini. Presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata di Bologna è stato stampato un controtipo negativo e copie positive. L'intervento è stato effettuato nel 1997.

Proiezione: venerdì 28 giugno 2013, ore 15.00

 

PIU’ FORTE DI SHERLOCK HOLMES

 

Italia, 1913

Regia: Giovanni Pastrone

Fotografia: Segundo de Chomón – Interpreti: Emilio Vardannes, Domenico Gambino – Produzione: Itala Film, Torino -–Visto censura: 1197 del 1/12/1913 (I° episodio), 4652 del 7/10/1914 (II° episodio) - Lunghezza originale: 198 m (I° episodio), 230 m (II° episodio).

 

35mm. L: 129 m. D.: 7’ a 18 f/s. Bianco e nero e colore (didascalie). Didascalie olandesi

 

Quante ne succedono ogni giorno! Leggere il giornale nel soggiorno della propria casa tranquilla può essere emozionante se ci si lascia trasportare dalle notizie di cronaca. Ma bisogna stare attenti quando ci si abbandona troppo all’immaginazione…Un signore borghese, dopo la lettura, si assopisce sulla sua poltrona; dal giornale, allora, prende vita l’ombra di un ladro in fuga. In pochi istanti il sognatore si risveglia in divisa da poliziotto e si getta all’inseguimento; le pistolettate non fermano il mariuolo che, trovatosi davanti a un lago, ci si getta dentro dapprima nuotando, poi camminando sullo specchio d’acqua ed esibendosi in evoluzioni per scansare i colpi dell’inseguitore. Uscito dal giardino il fuggiasco si arrampica sulla facciata di un palazzo signorile e penetra in un appartamento buio, approfittando dell’oscurità per giocare l’inseguitore. I due arrivano alle mani e il ladro sembra avere la meglio quando la guardia si ritrova chiusa dentro un sacco. Raggiunta una sala affollata il ladro magico spegne la luce e fa sparire i presenti, mentre il suo antagonista non riesce a liberarsi dal sacco dispettoso. La lotta continua, il poliziotto ne passa di tutti i colori: viene appiattito come una silhouette di carta, si rompe in mille pezzi e subito si ricompone, rimane appeso al muro. Si vendicherà catturando e infine annodando l’astuto fuggiasco. Mentre si accanisce sul prigioniero, però, l’uomo si sveglia, ritrovandosi al tavolo in veste da camera e rifilando alla moglie uno dei pugni sferrati al ladro.

Una scatenata girandola di trucchi ottici e sorprese visive, inscenata da un Pastrone in vena di scherzi con il fondamentale aiuto del mago degli effetti speciali Segundo De Chomòn. Domenico Gambino, che interpreta il ladro, diventerà un divo dei film d’azione proprio grazie alla sua agilità e alle sue performance acrobatiche.

Restauro conservativo realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, a partire da una copia nitrato. Dalla copia nitrato sono stati stampati su supporto di sicurezza un controtipo negativo e una copia positiva bianco e nero con didascalie stampate su pellicola colorata. L’intervento è stato effettuato presso il laboratorio Hagefilm di Amsterdam nel 1998.

Proiezione: venerdì 28 giugno 2013, ore 15.00

 

LA MOGLIE DEL CAPITANO

 

Italia, 1913

Interpreti: Virginio Fineschi, Annibale Moran – Produzione: Savoia Film, Torino – Visto di censura: 326 del 1/12/1913 – Data disponibilità della copia: maggio 1913 – Lunghezza originale: 149 m.

 

35mm. L: 146 m. D.: 8’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor). Didascalie olandesi

 

Un gruppo di allegri militari in licenza, alla ricerca di galanti avventure, getta l’occhio sulla signora sbagliata. Il titolo di questa comica ammiccante svela fin da subito l’equivoco sfortunato. Ma Pipetto e i suoi compagni la passeranno liscia: con un trucco riescono a far ricadere le ire del marito su altri tre militari incolpevoli di passaggio.

Copia restaurata acquisita dal Museo Nazionale del Cinema di Torino nel 1994. Intervento realizzato dal Nederlands Filmmuseum di Amsterdam a partire da una copia nitrato bianco e nero con didascalie olandesi della collezione Jean Desmet.

 

UNA TRAGEDIA AL CINEMATOGRAFO

 

Italia, 1913

Interpreti: Ignazio Lupi, Pina Menichelli, Bruto Castellani – p.: Cines, Roma – visto di censura: 196 del 1/12/1913 – Data disponibilità della copia: 2/6/1913 – Lunghezza originale: 166 m

 

35mm. L: 152 m. D.: 8’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor). Didascalie olandesi

Proiezione: venerdì 28 giugno 2013, ore 15.00

 

Le coppie clandestine hanno sempre trovato nel cinema il luogo ideale per incontri fugaci e colpevoli. Così quando ad Antonio sembra di vedere la giovane e bellissima moglie entrare in sala con uno sconosciuto, subito cerca di precipitarsi all’interno per fare una pazzia. Lo ferma il direttore che, compresa la situazione, si reca in sala e avvisa il pubblico: “C’è fuori un marito che attende che la sua infedele consorte esca di qui per ucciderla. Prego quelli di voi che non hanno la coscienza tranquilla di guadagnare l’uscita di sicurezza”. Naturalmente, tutti sgattaiolano fuori e in sala non rimarrà quasi nessuno.  La protagonista di questa piccola commedia divertente è una giovane Pina Menichelli, già in grado di catturare a se gli sguardi del pubblico. Contrariamente a quanto le accadrà nelle parti dissolute che interpreterà in seguito, in questo film è completamente innocente e ingiustamente sospettata. Non era entrata al cinema con un uomo, aveva solo svoltato l’angolo!

Copia restaurata acquisita dal Museo Nazionale del Cinema di Torino nel 1989. Intervento realizzato dal Nederlands Filmmuseum di Amsterdam a partire da una copia nitrato imbibita con didascalie olandesi della collezione Jean Desmet.

 

DA SORRENTO AD AMALFI / LA PENISOLA SORRENTINA

 

Italia, 1913

Regia: Piero Marelli

Produzione: Tiziano Film, Torino /Pasquali Film

 

35mm. L: 90 m. D.: 5’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor). Didascalie italiane

 

Il film si apre con un viaggio in teleferica; possiamo sbirciare il panorama assolato dietro la spalla del conducente e spiare gli eleganti viaggiatori nella penombra della carrozza. Siamo in viaggio lungo la penisola sorrentina. Ad alcune panoramiche del paesaggio della costa seguono immagini più quotidiane di turisti a passeggio per le strade o di donne al lavoro sulla spiaggia. Il colore dominante del film è un viraggio sul delicato tono del verde, spesso accostato a una imbibizione giallo brillante utilizzata per gli esterni inondati dal sole, rendendo più netto il contrasto tra esterni ed interni. Gialle, per esempio, sono le immagini della facciata della chiesa di Sant’Andrea, a cui succedono le immagini dei chiostri interni, ripresi attraverso la selva di colonnine, virati verde e rosa per trasmettere una sensazione di serenità e frescura. Anche in questo film Piero Marelli si concentra sulle possibilità offerte dai giochi di luce, ne è un esempio emblematico l’inquadratura finale del cielo carico di nuvole attraverso cui filtrano raggi di sole. Una chiusura quasi metafisica.

Restauro conservativo realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, a partire da una copia nitrato imbibita e virata acquistata dal Museo nel 1994 con una piccola collezione di documentari paesaggistici. A partire dalla copia nitrato sono stati stampati su supporto di sicurezza il controtipo negativo e una copia colorata con il metodo Desmet. L’intervento è stato realizzato nel 1997 presso il laboratorio Hagefilm di Amsterdam.

Proiezione: venerdì 28 giugno 2013, ore 15.00

 

PESCHIERA

 

Italia, 1913

Produzione: S. A. Ambrosio –  Visto di censura: 99 del 1/12/ 1913

 

35mm. L: 99 m. D.: 5’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor). Didascalie inglesi

«Un panorama meraviglioso, aperto  su un pittoresco porto italiano, con splendidi effetti di luci ed ombre.  Il vecchio ponte sul Mincio, il fossato, la grotta di Virgilio e alcune vedute al chiar di luna completano lo sfondo ideale al dramma e alla commedia» (traduzione da The Bioscope, Londra, 10 luglio 1913, p. 31)

Restauro conservativo realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, dalla Cineteca del Friuli di Gemona, dalla George Eastman House di Rochester e dal National Film and Sound Archive di Canberra. L’intervento è stato effettuato a partire da una copia nitrato imbibita e virata con didascalie inglesi. Dalla copia nitrato sono stati stampati su supporto di sicurezza un controtipo negativo e copie positive colorate con il metodo Desmet. L’intervento è stato effettuato presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna nel 1997.

Proiezione: venerdì 28 giugno 2013, ore 15.00

 

CENERENTOLA

 

Italia, 1913

Regia: Eleuterio Rodolfi

Sceneggiatura: Arrigo Frusta – Interpreti: Fernanda Negri-Pouget, Mary Cléo Tarlarini, Ubaldo Stefani, Maria Bay, Luigi Chiesa – Produzione: S. A. Ambrosio, Torino – Visto di censura: 1513 del 1/12/1913 – Data disponibilità della copia: 14/11/1913 – Lunghezza originale: 815 m.

 

35mm. L: 69 m. D.: 4’ a 18 f/s. Colore (Desmetcolor).  

 

La copia è un frammento metacinematografico di quattro minuti, breve ma folgorante. Solo i documenti d’epoca possono aiutarci a ricostruire la storia di Jenny Smart, diva dello schermo, e della sua protetta Silviette, destinata a suscitare la gelosia della protettrice, tuttavia le immagini ci offrono un bellissimo scorcio sugli studi Ambrosio e l’eccezionale opportunità di sbirciare nella “fabbrica” dei film in costume all’epoca assai di moda. Silvietta, introdotta sul set, sostiene un ottimo provino e ottiene una parte nel film “Cenerentola”. Intorno si affannano comparse, tecnici e curiosi. Un po’ come sui set di oggi.

Proiezione: venerdì 29 giugno 2013