Agenda settimanale degli eventi al Cinema Massimo

Cinema Massimo – dal 6 al 12 luglio 2012

- DOMENICA 8 LUGLIO, ORE 20.30 – SALA TRE


Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo la proiezione del film Il cavallo di Torino di Béla Tarr.

 

Per il mese di luglio il Museo Nazionale del Cinema propone IL MEGLIO DI…, una selezione dei film più apprezzati delle grandi retrospettive della stagione, quelli che maggiormente hanno incontrato il favore del pubblico ma che possono ancora trovare spettatori entusiasti. L’appuntamento di domenica 8 luglio, alle ore 20.30, nella Sala Tre del Cinema Massimo, è con il film Il cavallo di Torino di Béla Tarr. In replica martedì 10 luglio, alle ore 18.45 e mercoledì 11 luglio, alle ore 16.00. Ingresso: 6.00/4.00/3.00 euro.

 

Regista e sceneggiatore ungherese, Béla Tarr (Pécs 1955) è considerato uno dei più importanti cineasti contemporanei. Autore di scelte spesso radicali come nel caso del film Sátántangó – composto da sole 150 inquadrature per una durata di oltre sette ore – Tarr pratica un cinema-tempo che va contro ogni forma di narrazione (e di montaggio) manipolatoria, affidandosi a una messa in scena impeccabile e a una fotografia lirica, poetica e avvolgente. Il crudo, ma a tratti visionario, realismo del bianco e nero e il persistente intreccio di suoni e musica che spesso accompagnano le immagini riescono, ogni volta, a far sì che lo spettatore si interroghi tanto sulla lingua del cinema quanto sulla decadenza di una civiltà inquadrata nei suoi più minimi dettagli. L’autore ungherese ci mostra la sua visione del mondo, luogo cupo e disperato dove la vita è un nulla che si ripete. La sua macchina da presa segue lentamente i personaggi sulla scena fino a impigrirsi smettendo di pedinarli e osservando i loro movimenti sempre più da lontano, sempre più immobile forse trascinata anch'essa nell'inerzia.

 

Béla Tarr

Il cavallo di Torino (A Torinói ló)

(Ungheria/Francia/Germania/Svizzera 2011, 146’, b/n, v.o. sott.it.)

Ispirato a un episodio che ha segnato la fine della carriera del filosofo Friedrich Nietzsche. Il 3 gennaio 1889, in piazza Carlo Alberto a Torino, Nietzsche si gettò, piangendo, al collo di un cavallo brutalizzato dal suo cocchiere e poi perse conoscenza. Dopo questo episodio il filosofo non scrisse più e sprofondò nella follia e nel mutismo. Il film, però, si sofferma sulla storia del cocchiere, di sua figlia e del cavallo, in un'atmosfera di grande povertà che anticipa la fine del mondo.

Sc.: László Krasznahorkai, B. Tarr; Fot.: Fred Kelemen; Int.: Janós Derzsi, Erika Bók, Mihály Kormos.



- LUNEDI’ 9 LUGLIO, ORE 20.30 – SALA TRE 

 

Per MAGNIFICHE VISIONI, il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo Brazil di Terry Gilliam.

 

Per MAGNIFICHE VISIONI. Festival Permanente del Film Restaurato, il Museo Nazionale del Cinema presenta, lunedì 9 luglio 2012, alle ore 20.30, nella Sala Tre del Cinema Massimo, il film Brazil di Terry Gilliam, nel restauro digitale realizzato da Hollywood Classics. In replica martedì 10 luglio alle ore 16.00 e mercoledì 11 luglio, alle ore 22.00. Ingresso: 6.00/4.00/3.00 euro. 

 

Sulla scia di 1984 di George Orwell e con l’opera di Kafka bene in mente, l’ex Monty Python Terry Gilliam realizza un film sorprendente sia nella struttura drammaturgica che in quella visuale. La storia è ambientata in un futuro in cui la burocrazia ha preso il sopravvento in ogni attività dell'uomo e, combinata al cinismo spietato dei potenti, uccide i pochi che ancora riescono a sognare. Gilliam racconta la paradossale epopea dell'impiegatuccio Sam Lowry - sereno e pacifico nella propria rassicurante mediocrità tanto da opporsi risolutamente a ogni promozione - il cui tran tran quotidiano viene turbato da un errore burocratico che lo trascina in uno stupefacente vortice di avventure. Un potente incubo metropolitano costellato di frammenti onirici degni del miglior Federico Fellini (il titolo pensato per il film, in origine, era 1984 & ½ in omaggio all’opera di Orwell e del maestro riminese) e abbondantemente cosparso del più tipico humor inglese targato Monty Python. Una delle pellicole più importanti dell'era moderna, così splendidamente anarchica da costituire una minaccia per le majors hollywoodiane tanto che gli stessi executive della Universal decisero di tenere il film a lungo nel cassetto per poi distribuirlo negli USA in versione tagliata. William sfrutta il potere illusionistico del cinema per lanciare un potente messaggio di denuncia e lo fa alla propria maniera, con disincantata ironia, mentre nell'aria si dissolvono le allegre note di una canzone sudamericana, eccentrica colonna sonora di questo incubo a 35 mm.

 

Il film fa parte degli appuntamenti della stagione di MAGNIFICHE VISIONI. Festival Permanente del Film Restaurato che ha proposto, anche per quest’anno, a seguito del grande successo di pubblico e di critica delle scorse edizioni, diversi appuntamenti mensili con i capolavori del cinema, dall'età d'oro del cinema classico, spaziando dal muto fino alle nouvelles vagues degli anni '60 e oltre, in copie restaurate provenienti dalle più importanti cineteche del mondo. I film saranno presentati in versione originale con i sottotitoli in italiano.

 

Terry Gilliam

Brazil

(Gran Bretagna 1985, 142’, col., v.a. sott.it.)

Un giovane sognatore dominato dalla madre, in una megalopoli del futuro, vede la sua carriera al servizio del Ministero dell’informazione messa in crisi dall’amore per Jill, una ragazza che teme sia una terrorista. Aiutato da un ingegnere che si nasconde fra le tubature dei grattacieli, riesce a fuggire con lei verso un paese libero, ma l’ultima parte della sua storia è solo un sogno da cui è duro ridestarsi. Ispirato a 1984 di George Orwell, Brazil  è una bizzarra e straripante metafora contro le dittature in nome della libertà. Il titolo fa riferimento alla famosa canzone degli anni Quaranta, all’epoca simbolo di evasione.

Restauro digitale realizzato da Hollywood Classics.

Sc.: T. Gilliam, Tom Stoppard, Charles McKeown; Fot.: Roger Pratt; Int.: Robert De Niro, Bob Hoskins, Jonathan Pryce.

 

 

- MARTEDI’ 10 LUGLIO, ORE 21.30 – SALA TRE


Per l’appuntamento con CULT! proiezione del film Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino

di Uli Edel.

 

Per l’appuntamento con CULT!, il Museo Nazionale del Cinema presenta, martedì 10 luglio 2012, alle ore 21.30, presso la Sala Tre del Cinema Massimo, la proiezione del film Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel. In replica venerdì 13 luglio, alle ore 16.00 e sabato 21 luglio, alle ore 22.15. Ingresso: 6.00/4.00/3.00 euro.

 

Film del 1981, Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è tratto dall'omonimo romanzo ispirato alla vera storia di Christiane Vera Felscherinow e basato sulle interviste da lei rilasciate a due giornalisti nel 1978, quando era reclusa nel carcere di Neukölln per spaccio e consumo di sostanze stupefacenti. Caso editoriale ovunque nel mondo, ispirò il film di Uli Edel che, discostandosene appena, racconta la storia della precoce discesa nel mondo della droga e della faticosa risalita - documentata come un servizio giornalistico, sofferta come un diario personale - della giovane protagonista che si muove in una Berlino lugubre e fredda, tra i casermoni di periferia dove i rapporti umani sembrano non trovare spazio per crescere.

 

Uli Edel

Christiane F. – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino

(Christiane F. – Wir Kinder von Banhof Zoo)

(Germania 1981, 124’, col., v.o. sott.it.)

Christiane, una 14enne berlinese, vive con la madre in un quartiere dormitorio. Sentendosi sola ed emarginata, inizia ad assumere stupefacenti insieme ad altre compagne di scuola e al suo ragazzo Detlev. Ben presto diventa tossicodipendente ed è costretta a prostituirsi per comprare l’eroina. Tratto da un libro-intervista realizzato da due giornalisti del settimanale Stern con Christiane Vera Felscherinow, il film di Uli Edel ebbe un enorme successo e contribuì al dibattito sul tema della tossicodipendenza. Gli attori erano tutti giovanissimi non professionisti; soltanto la protagonista Natja Brunckhorst intraprese la carriera attoriale recitando anche con Fassbinder per Querelle de Brest. La colonna sonora comprende brani di David Bowie tratti dagli album ‘berlinesi’ Heroes e Low. Il musicista londinese compare anche nel film durante un concerto. Grazie al successo del libro e del film, la Felscherinow guadagnò molto denaro e, pur cercando di disintossicarsi, non abbandonò mai completamente l’uso di droghe. Negli anni Ottanta, quando ebbe una relazione con Alexander Hacke degli Einstürzende Neubauten, tentò la carriera musicale ma con modesta fortuna.

Proiezione digitale HD.

Sc.: Herman Weigel, dal libro di Kai Hermann e Horst Rieck; Fot.: Jürgen Jürges; Int.: Natja Brunckhorst, Thomas Haustein, Jens Kuphal.

 


- MERCOLEDI’ 11 LUGLIO, ORE 20.15 – SALA TRE


Per CROSSROADS proiezione del film-concerto Stop Making Sense di Jonathan Demme.

 

Per l’appuntamento con CROSSROAD, il Museo Nazionale del Cinema presenta, mercoledì 11 luglio 2012, alle ore 20.15, presso la Sala Tre del Cinema Massimo, il “rockumentary” Stop Making Sense di Jonathan Demme, considerato uno dei migliori esempi di film-concerto dopo L'ultimo valzer di Martin Scorsese. In replica venerdì 13 luglio, alle ore 18.30 e domenica 22 luglio, alle ore 22.30. Ingresso euro 6.00/4.00/3.00.

 

A distanza di ventotto anni dalla sua realizzazione, Stop Making Sense è ancora a tutti gli effetti uno dei migliori “rockumentary” di sempre. Il merito va, naturalmente, ai Talking Heads, giunti all’apice della loro carriera con la pubblicazione, nel 1983, dell’album Speaking in Tongues - contenente il singolo Burning Down the House ma anche This Must be the Place, recentemente “coverizzata” dagli Arcade Fire e inserita nell’omonimo film di Sorrentino - ma anche all’indiscusso talento del regista Jonathan Demme, che ha sempre avuto un rapporto molto speciale con la musica e i musicisti, collaborando con artisti del calibro di Bruce Springsteen e Neil Young. Premiato come Miglior documentario dell'anno per la National Society of Film Critics, è uno dei più grandi rock-movie mai realizzati: primo film musicale a impiegare la registrazione digitale in presa diretta, l’opera di Demme riesce a trasformare il concerto dei Talking Heads al Pantages Theater di Hollywood del 1983 in un evento cinematografico, dove le canzoni della band si fondono con una scenografia sviluppata in movimento. Il risultato è un lavoro raffinato e innovativo, che mette in luce la personalità sfaccettata ed eclettica della formazione newyorkese.

 

Jonathan Demme

Stop Making Sense

(Usa 1984, 88’, col.)

Realizzato su iniziativa della band nel corso di tre concerti al Pantages Theatre di Hollywood nel dicembre del 1983, Stop Making Sense si apre con Psycho Killer, eseguita dal solo David Byrne, e passa poi in rassegna il meglio della band newyorchese che, per l’occasione, schiera una formazione allargata, comprendente musicisti di area funk, alcuni dei quali provenienti dai Parliament-Funkadelic.

Proiezione digitale HD

 


- GIOVEDI’ 12 LUGLIO, ORE 20.30 – SALA TRE


Per l’appuntamento con CULT! proiezione del documentario Happy People: A Year In The Taiga di Werner Herzog e Dmitrij Vasyukov.

 

Per l’appuntamento con CULT! il Museo Nazionale del Cinema presenta, giovedì 12 luglio 2012, alle ore 20.30, presso la Sala Tre del Cinema Massimo la proiezione di Happy People: A Year In The Taiga di Werner Herzog e Dmitrij Vasyukov, documentario sulla vita degli abitanti della Taiga siberiana. In replica domenica 15 luglio, alle ore 17.30 e lunedì 16 luglio, alle ore 16.30. Ingresso: 6.00/4.00/3.00 euro.

 

Una meditazione sul mondo selvaggio, sul paesaggio invernale, sulla solitudine e sulla relazione dell’uomo con la natura. Questo è Happy People. A Year In The Taiga, nato come serie di quattro episodi da un’ora diretti da Dmitrij Vasyukov, successivamente rimontati e ridotti agli attuali 94 minuti da Werner Herzog, coinvolto nel progetto in qualità di produttore esecutivo. Incentrato sulla vita della popolazione indigena del villaggio di Bakhtia sulle rive del fiume Yenisei nella Taiga siberiana, il documentario segue i protagonisti nella loro vita quotidiana, regolata da usi e costumi immutati al trascorrere dei secoli. A rendere ancora più “herzogi no” il film è il commento, scritto dal cineasta tedesco con la collaborazione del figlio Rudolph – voce narrante nell’opera – e la colonna sonora, appositamente creata dal regista di Grizzly Man, maestro nel saper mettere in relazione musica e immagini.

 

Werner Herzog, Dmitrij Vasyukov

Happy People: A Year In The Taiga

(Germania 2011, 80’, col., v.o. sott.it.)

Il film segue la vita quotidiana di un cacciatore del villaggio di Bakhtia, sul fiume Yenisei, in Siberia, durante tutta la stagione di caccia. Lo possiamo ammirare mentre utilizza i suoi strumenti, una combinazione di antiche e moderne tecniche per creare trappole, costruirsi di volta in volta un riparo e cacciare, con l’aiuto del fidato cane. “Le persone che compaiono in questo film sono davvero felici come recita il titolo e, nonostante tutti gli sforzi che la loro vita comporta, non vogliono in alcun modo suscitare compassione. Sono felici e profondamente fieri del modo in cui vivono” (W. Herzog).



- GIOVEDI’ 12 LUGLIO, ORE 22.15 – SALA TRE


Per MAGNIFICHE VISIONI, il Museo Nazionale del Cinema presenta film La ragazza del bagno pubblico di Jerzy Skolimowski.

 

Per MAGNIFICHE VISIONI. Festival Permanente del Film Restaurato, il Museo Nazionale del Cinema presenta giovedì 12 luglio 2012, alle ore 22.15, nella Sala Tre del Cinema Massimo, il film La ragazza del bagno pubblico di Jerzy Skolimowski, nella copia restaurata da British Film Institute. In replica domenica 15 luglio, alle ore 22.30 e martedì 17 luglio, alle ore 18.00. Ingresso: 6.00/4.00/3.00 euro.

 

Caratterizzato da un taglio psicologico a base di ossessioni e desideri che ricorda il cinema di Polanski, La ragazza del bagno pubblico, uno dei migliori film realizzati da Jerzy Skolimowski, è un’opera chiave per comprendere il lato meno ovvio e stereotipato della stagione che segna il passaggio dagli anni ’60 agli anni ’70, oltre che il percorso artistico dello sfuggente regista polacco, geniale quanto imprevedibile. La volontà di non fermarsi alla superficie e di scavare nel profondo del proprio animo, i turbamenti che scuotono fortemente la psiche di Mike, diviso tra l'amore acritico e feticista per la disinibita Susan - incarnata alla perfezione dall'icona dell’epoca, Jane Asher - e un'incontrollabile volontà autodistruttiva, sono tutti temi che affiorano prepotentemente dalla pellicola. Nell'alternanza repentina di dolcezza e violenza che caratterizza il giovane protagonista, è possibile leggere la guerra dei sensi in atto nel difficile passaggio all'età adulta, il contrasto stridente tra aspirazioni confuse ed evidente difficoltà di metterle in atto. Fra scene suggestive, concitate o ai limiti dell'assurdo, il film trasforma l’incontaminata purezza di un primo amore adolescenziale in un torbido racconto di ossessione e tragedia. Straordinario l'uso dei colori primari e in particolar modo del rosso come ricorrente presagio funesto, per un risultato al tempo stesso tenero e spietato.

 

Il film fa parte degli appuntamenti della stagione di MAGNIFICHE VISIONI. Festival Permanente del Film Restaurato che ha proposto, anche per quest’anno, a seguito del grande successo di pubblico e di critica delle scorse edizioni, diversi appuntamenti mensili con i capolavori del cinema, dall'età d'oro del cinema classico, spaziando dal muto fino alle nouvelles vagues degli anni '60 e oltre, in copie restaurate provenienti dalle più importanti cineteche del mondo. I film saranno presentati in versione originale con i sottotitoli in italiano.

 

Jerzy Skolimowski

La ragazza del bagno pubblico ( Deep End)

(Gran Bretagna/Germania 1970, 88’, col., v.o. sott.it.)

Mike, un quindicenne londinese, viene assunto come inserviente in un bagno pubblico dove conosce Susan, più matura e disinvolta sessualmente. La distanza anagrafica e psicologica tra i due non attenua minimamente l'amore sempre più ossessivo che Mike comincia a manifestare per Susan. Alla fine i due si uccideranno a vicenda in modo apparentemente casuale. Skolimowski parte da un fatto di cronaca per elaborare la sua possibile ipotesi sull'antefatto, ricreando le atmosfere della swinging London tra Sessanta e Settanta. Indimenticabili le musiche affidate a Cat Stevens e ai Can che accompagnano perfettamente il tormento psicologico del protagonista.

Copia restaurata da British Film Institute. Proiezione digitale HD.

Sc.: J. Skolimowski, Jerzy Gruza; Fot.: Charly Steinberger; Int.: Jane Asher, John Moulder-Brown, Karl Michael Vogler.