CROSSROADS: Stop Making Sense di Jonathan Demme.

Cinema Massimo, 11 luglio, ore 20.15, Sala Tre

Per l’appuntamento con CROSSROAD, il Museo Nazionale del Cinema presenta, mercoledì 11 luglio 2012, alle ore 20.15, presso la Sala Tre del Cinema Massimo, il “rockumentary” Stop Making Sense di Jonathan Demme, considerato uno dei migliori esempi di film-concerto dopo L'ultimo valzer di Martin Scorsese. In replica venerdì 13 luglio, alle ore 18.30 e domenica 22 luglio, alle ore 22.30. Ingresso euro 6.00/4.00/3.00.

 

A distanza di ventotto anni dalla sua realizzazione, Stop Making Sense è ancora a tutti gli effetti uno dei migliori “rockumentary” di sempre. Il merito va, naturalmente, ai Talking Heads, giunti all’apice della loro carriera con la pubblicazione, nel 1983, dell’album Speaking in Tongues - contenente il singolo Burning Down the House ma anche This Must be the Place, recentemente “coverizzata” dagli Arcade Fire e inserita nell’omonimo film di Sorrentino - ma anche all’indiscusso talento del regista Jonathan Demme, che ha sempre avuto un rapporto molto speciale con la musica e i musicisti, collaborando con artisti del calibro di Bruce Springsteen e Neil Young. Premiato come Miglior documentario dell'anno per la National Society of Film Critics, è uno dei più grandi rock-movie mai realizzati: primo film musicale a impiegare la registrazione digitale in presa diretta, l’opera di Demme riesce a trasformare il concerto dei Talking Heads al Pantages Theater di Hollywood del 1983 in un evento cinematografico, dove le canzoni della band si fondono con una scenografia sviluppata in movimento. Il risultato è un lavoro raffinato e innovativo, che mette in luce la personalità sfaccettata ed eclettica della formazione newyorkese.

 

Jonathan Demme

Stop Making Sense

(Usa 1984, 88’, col.)

Realizzato su iniziativa della band nel corso di tre concerti al Pantages Theatre di Hollywood nel dicembre del 1983, Stop Making Sense si apre con Psycho Killer, eseguita dal solo David Byrne, e passa poi in rassegna il meglio della band newyorchese che, per l’occasione, schiera una formazione allargata, comprendente musicisti di area funk, alcuni dei quali provenienti dai Parliament-Funkadelic.

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