In occasione della festa della donna Progetto Palestina presenta MONDO. Donne di Palestina.

Cinema Massimo – 8 marzo 2016, ore 20.30 – Sala Tre

Nel giorno della festa della donna, il gruppo studentesco Progetto Palestina propone una serata dedicata alle registe palestinesi e ad un progetto nato dal lavoro congiunto dell'associazione SHASHAT di Ramallah e della Women's Empowerment and Local Development (WELOD), che fa parte della "Cooperazione Italiana allo Sviluppo" di Gerusalemme.

Queste realtà hanno portato avanti un lavoro di formazione e stimolo per nove giovani registe palestinesi, che hanno a loro volta realizzato nove cortometraggi. MONDO è il titolo che racchiude l'essenza contenuta in questi nove lavori, mondo intimo e introspettivo che passa attraverso la sofferenza della vita in Palestina e la quotidianità del significato di "esser donne".

In collaborazione con Cultura è Libertà , AAMOD, associazione SHASHAT. Introduzione a cura di Progetto Palestina. Ingresso euro 3.00.

 

Questi cortometraggi, portati in Italia dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico e dall'associazione Cultura è Libertà di Roma, narrano la dimensione sociale, politica e culturale della donna in un territorio scosso da lacerazioni e oppressioni. Il "conflitto", i check-point, i militari, il governo israeliano, sono uno sfondo inevitabile delle storie e dei sentimenti di queste cineaste che, come noi oggi, si interrogano sull’immagine che di loro vengono trasmesse. Sono madri e figlie, ma contemporaneamente donne che resistono, che scommettono sul loro futuro e sul loro ruolo politico. E se Ghada Terrawi con il suo On Air immagina, con un velo di amerezza, come si potrebbe costruire la vita comune tra israeliani e palestinesi in seguito alla fine dell'occupazione militare israeliana del territorio, Layla Abbas in Fruity Dreams attualizza il dibattito politico sul tema del boicottaggio dei prodotti israeliani, attraverso un'espediente di vita quotidiana palestinese quale la spesa.

Taghreed Al-Azza in Restrictions e Fadya Salah ad-Din in Just Forbidden raccontano le difficoltà e le restrizioni che una giovane donna può vivere sulla sua pelle per via di una madre oppressiva e ansiosa o con  l'imposizione simbolica del velo che ombreggia le perturbanti trasformazioni vissute nel passaggio da ragazza a donna. La centralità della figura della madre nella società viene comunicata anche in Forgotten Flowers di Raya Ouruq, Echo of silence di Wafa Nassar e Birth di Dima Abu Ghoush, che raccontano i diversi modi di essere genitore, in bilico tra istanze tradizionali e moderniste.

Infine non potevano mancare racconti d'amore di coppia, in un mondo dominato da globalizzazione e social network, dove i rapporti sentimentali si strutturano diversamente. Lo dimostrano Omaima Hamouri e il suo Date e Salam Kanaan in The Firt is the Last.