Il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo Il sogno della luce. Il cinema di Vìctor Erice

Cinema Massimo – Dal 3 al 7 novembre 2010

Il Museo Nazionale del Cinema rende omaggio all’opera di Vìctor Erice con una retrospettiva completa a cura di Stefano Francia di Celle dal titolo Il sogno della luce. Il cinema di Vìctor Erice. Nonostante abbia realizzato solo tre lungometraggi dall’inizio degli anni Settanta ad oggi, Víctor Erice è considerato uno dei più grandi registi europei. La ragione di tanto prestigio va ricercata nel rigore di un cinema che indaga la dimensione temporale della memoria sia dal punto di vista autobiografico, che nel modo in cui si collega alla Storia del suo paese. Così, se Lo spiriuto dell’alveare ed El sur mettono in scena lo sguardo dei bambini con la loro visione lucida e misteriosa della realtà, in El sol del membrillo l’attenzione è rivolta al processo della creazione dell’opera d’arte. Quell’attimo indescrivibile in cui la semplice raffigurazione diventa arte e poesia. In questo modo, senza quasi accorgersene, la riflessione si sposta dalla vita al cinema stesso.

La retrospettiva, che avrà luogo al Cinema Massimo dal 3 al 7 novembre 2010, è un progetto del Museo Nazionale del Cinema realizzato in collaborazione con Rosebud Films, Filmoteca Española, UCLA Film & Television Archive, Camm Cinco, Nautilus Films, Olivo Film, Amip Multimedia, Ripley’s Film e Centre de Cultura Contemporània de Barcelona.

Un ringraziamento particolare va a Víctor Erice, Jos Oliver, Abbas Kiarostami e a Enrico Ghezzi.

Erice, accompagnato da Alberto Barbera e Stefano Francia di Celle, incontrerà il pubblico torinese giovedi 4 novembre (ore 20,30), presso la sala Tre del cinema Massimo, prima della proiezione del film  Lo spirito dell’alveare, nella copia conservata da Filmoteca Española. Sarà inoltre possibile incontrare l’autore venerdì 5 novembre (ore 20,30), presso la sala Tre del Cinema Massimo, prima della proiezione del film  El Sur, al temine del quale seguirà una videointervista in cui Erice spiega le ragioni dell’incompiutezza di questo suo lavoro.

Infine, sabato 6 novembre (ore 20,30), Erice introdurrà, con il critico cinematografico Enrico Ghezzi, la proiezione delle opere La mort rouge e Alumbramiento, episodio quest’ultimo del film collettivo Ten Minutes Older: the Trumpet. Le proiezioni saranno seguite da una videointervista con Erice su La mort rouge e Alumbramiento.

 

Lo spirito dell’alveare (El espíritu de la colmena)

(Spagna  1973, 97’, col., v.o. sott. It)

Copia conservata da Filmoteca Española.

Un paese sperduto nella pianura spagnola nel 1940. Arriva la camionetta del cinema e viene proiettato il film Il Dottor Frankenstein. Due bambine, Isabel e Ana, seguono attentamente la proiezione. Mentre per Isabel il film rappresenta un gioco della fantasia, per Ana è una vitale realtà: arriva addirittura a innamorarsi del mostro. Da quel momento Ana inizia un percorso semifantastico alla ricerca di qualcosa di impalpabile e alla fine scompare. Il film si sofferma sull’incapacità dei bambini di comprendere la differenza tra il reale e il fantastico. Il titolo, preso da un famoso libro di Maurice Maeterlinck, ricorda lo spirito, poderoso, enigmatico e paradossale, alle quale le api obbediscono istintivamente e che sta alla base della vita nell’alveare.

Regia:V. Erice; Sc.: V. Erice, Ángel Fernández Santos; Fot.: Luis Quadrado; Int.:  Fernando Fernán Gómes, Teresa Gimpera, Ana Torres.

Il sogno della luce. Il cinema di Víctor Erice

di Stefano Francia di Celle

 

 

“Sono un cineasta. Il cinema è per me una forma di destino e di conoscenza, un mezzo di comunicazione, una scrittura”.

 

Víctor Erice nasce a Carranza (Vizcaya, Paesi Baschi) nel 1940. Intraprende studi universitari di scienze economiche e politiche a Madrid ma ben presto passa ai corsi della scuola nazionale di cinema dove si diploma nel 1963. Passa la sua vita a Madrid, benché la maggior parte dei suoi film siano ambientati in altri luoghi della Spagna. Negli anni 1960-1963 realizza alcuni cortometraggi, collabora alla stesura di alcune sceneggiature e lavora come critico cinematografico per le riviste «Nuestro cine» e «Cuadernos de arte y pensamiento». Le opere di questo periodo sono considerate dall’autore come un graduale avvicinamento al suo esordio come cineasta rappresentato dallo straordinario lungometraggio: El espíritu de la colmena (1973, insignito del prestigioso premio Concha de oro, 1973). Ad esso fanno seguito gli altri due lungometraggi realizzati finora: El sur del 1983 e El sol del membrillo (1992, premio speciale della Giuria al festival di Cannes).

Ad essi si accompagnano alcune opere inclassificabili – molte realizzate in questi ultimi anni -  sospese tra la riflessione cinematografica, l’analisi appassionata di opere del passato e dei suoi stessi film e un’urgenza di espressione autentica che lo porta a ponderare con pazienza ogni singolo frammento di cinema da lui realizzato.

L’omaggio del Museo del Cinema presenterà tutte le facce di un’opera poliedrica nella quale rientra anche un’attività di militanza critica attenta a tutte le manifestazioni più interessanti del cinema che intende esplorare il reale (in primis il neorealismo) e all’opera di alcuni grandi autori del secolo del cinema. Tra questi primeggia l’attenzione per Nicholas Ray, per il fondamentale volume Nicholas Ray y su tiempo (realizzato con Jos Oliver nel 1986) e per il prezioso e costante sostegno dato alla vedova Susan Ray negli anni per ricostituire  la versione definitiva di We Can’t Go Home Again, l’ultimo film del grande autore americano. Il restauro, realizzato in collaborazione con il Museo nazionale del Cinema di Torino, verrà presentato nel corso dell’edizione 2011 del Festival di Venezia.

 

Cinema e poesia

 

“Tutti sembrano d’accordo sul fatto che il cinema possa generare poesia. Ma su come ci riesca e in che cosa questa poesia possa consistere, le opinioni sono molto meno unanimi. Ce n’è per tutti i gusti, ed è giusto così. Perché il cinema non ha una storia unica e indivisibile (basta pensare al periodo del muto) e, in più, in un breve spazio di tempo – cent’anni – ha vissuto vertiginosamente esperimenti di tutti i tipi, portando fino in fondo un’evoluzione per la quale altri linguaggi artistici hanno impiegato secoli.

Forse proprio per questo potrebbe essere più appropriato parlare di esperienza poetica piuttosto che di poesia; cioè di una circostanza particolare in cui il lettore di una poesia e lo spettatore sono animati da un’emozione difficile da definire, ma che i due identificano come comune.

In quella circostanza particolare, almeno nel cinema – in un certo tipo di cinema- la poesia appare sullo schermo in modo non pianificato, imprevisto, interrompendo la rappresentazione o il flusso della storia, per dare vita a uno di quei momenti in cui il linguaggio è insieme freccia e ferita. Una freccia capace di rompere il velo – l’illusione – della realtà; una ferita che arriva ai nostri cuori perché riesce a mostrare ciò che non è visibile al primo sguardo, ma che qualche volta, come in un sogno perduto – quello della nostra vita precedente – abbiamo intravisto.

In questi momenti epifanici, il cinema si libera dagli eccessi del mercato e dai vincoli, si distingue gloriosamente dal romanzo (narrazione), dal teatro (rappresentazione) o dal giornalismo (attualità) per compiere un passo ulteriore e tornare ai tempi delle sue origini. O, in altre parole: per essere unicamente occhio che vede, vita che vive, rivelazione”.

(Víctor Erice «Poesia en el campus 36», Università di Saragozza, 1996)

 

PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI

 

MER 3, h 18.30, DOM 7, h. 19.00

Victor Erice

Memoria y sueño (Spagna 2005-2006 (in corso di realizzazione), 28’, b/n e col., v.o. sott.it.)

Una serie, per ora ancora senza una struttura precisa, dedicata ai film (probabilmente saranno in tutto una decina) che hanno influenzato la vita di Erice, uomo e cineasta. I due brani già realizzati che verranno presentati nel corso dell’omaggio sono dedicati a L’espoir di Malraux e a Roma città aperta di Rossellini, entrambi visti in gioventù eludendo la censura franchista. Del primo viene analizzata l’originale commistione di fiction e documentario mentre del secondo, evocato nel corso di una visita in Via Montecuccoli a Roma, set di alcune scene, si precisa quanto Erice ha avuto modo di affermare: “Opera bella e necessaria, quindi giusta; il momento della nascita del cinema moderno si ha con evidenza nella sequenza della tortura di Fabrizi.”. Traspare con forza da queste riflessioni come il pensiero del regista sul cinema contemporaneo e sulla possibilità di esplorare il reale nasca dalle visioni giovanili di alcuni capolavori legati al neorealismo.

 

MER 3, h. 19.00, DOM 7, h. 19.30

André Malraux/Boris Peskine

Sierra de Teruel (Spagna/Francia 1939, 70’, b/n, v.o. sott.it.)

Copia restaurata da Filmoteca Española.

L’unico film dello scrittore francese  tratto dal suo romanzo L’espoir. Racconta la sua personale esperienza vissuta al fronte della Guerra Civile Spagnola. Girato con grandi difficoltà a Barcellona nel corso del conflitto, tra la il 1938 e il 1939. Fu commissionato dal governo di Madrid per rappresentare la causa repubblicana in un modo più favorevole in particolare per quelle nazioni – come l’Inghilterra, la Francia, il Canada e gli Stati Uniti – le cui scelte non interventiste si stavano rivelando dannose ai fini del risultato della guerra. Pubblicamente fu presentato solo dopo la fine della guerra a Parigi in una copia rimaneggiata non approvata dallo scrittore, con il titolo del romanzo. Recentemente la Filmoteca Española ha realizzato un restauro della versione originale a partire da una copia depositata nel 1939 presso la Library of Congress di Washington.

Sc.: A. Malraux, Denis Marion, B. Peskine; Fot.: Louis Page; Int.: Andrés Mejuto, Nicolás Rodríguez, José Sempere.

 

MER 3, h. 20.45, SAB 6, h. 16.00

Víctor Erice

Apuntes 1990-2003 (Spagna 2003, 28’, col., v.o. sott.it.)

Nell’estate del 1990 Víctor Erice ha accompagnato Antonio López durante alcune delle sue ore di lavoro dedicate alla pittura di paesaggi urbani. In quelle occasioni ha registrato su video le immagini e i suoni di questi appunti. Cercava di familiarizzare il più possibile con il lavoro del pittore e si avvicinava alla storia che la realizzazione dei quadri poteva evocare in El Sol del membrillo, le cui riprese iniziarono il 29 settembre 1990. Questi “appunti” sono stati completati nel gennaio 2003, partendo dalle immagini registrate nell’estate del 1990. Antonio López ha dato di nuovo voce alle sue personali testimonianze.

 

MER 3, h. 21.15, SAB 6, h. 16.30

Víctor Erice

El sol del membrillo (Spagna 1992, 134’, col., v.o. sott.it.)

È la storia di un pittore che cerca di portare sulla tela un albero di mele cotogne nel periodo di piena maturazione. Tale opera si rivelerà un’impresa impossibile, a causa dello stile preciso dell’artista e del suo tentativo di “fermare la natura”. Premio della giuria a Cannes, il film esplora il processo creativo dell’artista attraverso la contemplazione del pittore Antonio López mentre dipinge l’albero. Un’opera di classe magistrale a tempo rallentato che mette in relazione la pittura e il cinema in modo diretto e privo di qualsiasi tentativo di affabulazione.

Sc.: V. Erice; Fot.: Javier Aguirre, Angel Luis Fernand; Int.: Antonio Lopez Garcia, María José Moreno, Enrique Gran.

 

GIO 4, h. 16.00

Alberto Morais

Un lugar en el cine  (Spagna 2007, 107’, b/n e col., v.o. sott.it)

Il grande cineasta greco Theo Angelopoulos parte da Atene e arriva all’idroscalo di Ostia, spinto da riflessioni sulla settima arte e su Pasolini; lontano da lì, il regista spagnolo Víctor Erice inquadra l’influenza del neorealismo sulla produzione pasoliniana. Dall’Italia invece, Ninetto Davoli, Tonino Guerra e Nico Naldini riecheggiano parole, aneddoti, poesie e canzoni dell’artista friulano.

Sc.: V. Erice; Fot.: Luis Saínz.

 

 

GIO 4, h. 18.00, VEN 5, h. 20.30

Víctor Erice

El sur (Spagna/Francia 1983, 94’, col., v.o. sott.it.)

Copia conservata da Filmoteca Española.

Il Gabbiano (La Gaviota) è una casa nei sobborghi di una città al nord della Spagna. Ci abitano Agustín, medico e rabdomante, sua moglie Julia, ed Estrella, la figlia di entrambi. Estrella inizia il percorso che la porta all’adolescenza con il sospetto che ci sia qualcosa di nascosto nella vita del padre, un’altra donna. A mano a mano che la ragazza viene a conoscenza dei segreti, la vita in casa inizia a cambiare. Ambientato nel dopoguerra, il film narra la storia di una giovane in cerca la propria identità attraverso la figura del padre, che vive una vita isolata. Una delle opere spagnole più importanti degli anni ’80, è considerata dal regista un’opera incompiuta.

Sc.: V. Erice; José Luis López-Linares; Fot.: José Luis  Alcaine; Int.: Omero Antonutti, Sonsoles Aranguren, Iciar Bollain.

Al termine del film verrà presentata la Videointervista sull’incompiutezza di El Sur (Spagna 2003, 20’)

La proiezione di venerdì 5 sarà introdotta da Víctor Erice.

 

GIO 4, h. 20.30, DOM 7, h. 17.00

Víctor Erice

Lo spirito dell’alveare

El espíritu de la colmena (Spagna  1973, 97’, col., v.o. sott. it.)

Copia conservata da Filmoteca Española.

Un paese sperduto nella pianura spagnola nel 1940. Arriva la camionetta del cinema e viene proiettato il film Il Dottor Frankenstein. Due bambine, Isabel e Ana, seguono attentamente la proiezione. Mentre per Isabel il film rappresenta un gioco della fantasia, per Ana è una vitale realtà: arriva addirittura a innamorarsi del mostro. Da quel momento Ana inizia un percorso semifantastico alla ricerca di qualcosa di impalpabile e alla fine scompare. Il film si sofferma sull’incapacità dei bambini di comprendere la differenza tra il reale e il fantastico. Il titolo, preso da un famoso libro di Maurice Maeterlinck, ricorda lo spirito, poderoso, enigmatico e paradossale, alle quale le api obbediscono istintivamente e che sta alla base della vita nell’alveare.

Sc.: V. Erice, Ángel Fernández Santos; Fot.: Luis Quadrado; Int.:  Fernando Fernán Gómes, Teresa Gimpera, Ana Torres.

La proiezione di giovedì 4 sarà introdotta da Víctor Erice

 

VEN 5, h. 16.30, SAB 6, h. 19.00

Roy William Neill

Sherlock Holmes e l’artiglio scarlatto

The Scarlet Claw

Copia restaurata da UCLA – Film & Television Archive.

Sherlock Holmes e Watson sono in Canada a una conferenza sull’occulto, quando Lord Penrose riceve un messaggio che lo informa Usa 1944, 74’, b/n, v.o. sott.it. dell’uccisione della moglie, Lady Penrose, avvenuta nel piccolo paese di La Mort Rouge. Holmes sta per tornare in Inghilterra, ma riceve un telegramma di Lady Penrose, scritto prima della morte, in cui la donna chiede aiuto perché teme per la propria vita.

L’ottavo film di Sherlock Holmes della serie Rathbone/Bruce è tratto da una storia inedita, ma prende a prestito da Il mastino dei Baskerville l’idea di un entità soprannaturale che copre i crimini dell’assassino.

Sc.: R.W. Neill, Edmund L.  Hartmann; Fot.: George Robinson; Int.:  Basil Rathbone, Nigel Bruce, Gerald Hamer.

 

VEN 5, h. 18.30

Alain Bergala

Paris-Madrid. Allers-Retours (Francia 2010, 73’, b/n e col., v.o. sott.it.)

La forza primaria del cinema consiste nell’essere uno spazio privo di frontiere e senza limiti : questo è il filo rosso dello straordinario dialogo che il critico francese Alain Bergala costruisce con Erice. Una discussione tra appassionati che spaziano in diversi paesaggi – geografici, culturali, storici – per far emergere ricordi sepolti e i primi turbamenti cinematografici. Realizzato per la serie “Cinéma de notre temps”, nata negli anni Sessanta con la direzione di André S. Labarthe.

 

SAB 6, h. 20.30, DOM 7, h. 16.00

Víctor Erice

Alumbramiento (Spagna 2002, 11’, b/n, v.o. sott. it.)

Copia cortesemente concessa da Ripley’s Film

Nascita, amore, lavoro, gioco, morte si intrecciano intorno alla nascita di un bambino in un villaggio di contadini nelle Asturie. In un movimento contemporaneamente insulare e espansivo, un omaggio alla ciclicità del tempo e della vita. Episodio del film collettivo Ten Minutes Older: the Trumpet.

Sc.: V. Erice; Fot.: Ángel Luis Fernández; Int.: Ana Sofia Liaño, Pelayo Suarez, Celia Poo.

Prima della proiezione di sabato 6 incontro con Víctor Erice ed Enrico Ghezzi

SAB 6, h. 20.30, DOM 7, h. 16.00

Víctor Erice

La morte rouge (Spagna 2006, 34’, b/n e col., v.o. sott. it.)

Creato per un’installazione al CCCB (Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona) in cui veniva mostrata l’opera di Erice accanto ai lavori di Kiarostami. Il regista ripercorre le prime esperienze da spettatore, quando fu portato dalla sorella maggiore in un “palazzo” del cinema, il Gran Kursaal, nel 1946, a vedere il film The Scarlet Claw. I racconti di Erice sugli inizi della sua avventura con il cinema diventa allo stesso tempo un lavoro autobiografico e un’esplorazione sul cinema del passato e gli effetti del fascismo, così come una riflessione metafisica su ciò che resta nella memoria.

Sc.: V. Erice; Fot.: Valentín Álvarez; Int.:  V. Erice.

Al termine del film verrà presentata la Videointervista su La morte rouge e Alumbramiento (Spagna, 2010, col., 53’)

 

DOM 7, h. 21.00

Abbas Kiarostami/Víctor Erice

Abbas Kiarostami-Víctor Erice: Correspondencia (Spagna/Francia 2005-2007, 98’, col., v.o. sott.it.)

Copia cortesemente concessa da Centre de Cultura Contemporània de Barcelona

Per una mostra del Centre de Cultura Contemporània de Barcelona (CCCB) i critici Alain Bergala e Jordi Balló hanno proposto ai due registi, nati a una settimana di distanza nel 1940, di intrattenere una corrispondenza scrivendosi attraverso dei brevi film. Nelle videolettere emergono i numerosi punti di contatto tra i due mondi: in primis la profonda esplorazione dell’infanzia e l’idea di un cinema di “resistenza”, lontano dall’intrattenimento, alla ricerca della verità degli esseri e della giustezza dello sguardo posto su di essi.